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Cloud e infrastrutture digitali possono rendere la PA resiliente, intelligente e sostenibile

21/07/2022
Cloud e infrastrutture digitali possono rendere la PA resiliente, intelligente e sostenibile
Enterprise
Dinanzi alla vasta complessità a cui la digitalizzazione risponde, le infrastrutture hanno acquisito un’importanza fondamentale per l’economia globale. Basti pensare a servizi come lo Spid oppure l’hosting via cloud, che permette giorno dopo giorno di accedere a file e contenuti senza che questi siano fisicamente presso data center o server di proprietà, con velocità e disponibilità che invece farebbero pensare al contrario.
É innegabile di come certe innovazioni, tra cui lo stesso cloud, abbiano rivoluzionato interi settori, in modo speciale quelli che rispondono alle ampie esigenze della cittadinanza. Per rispondere alla domanda su come la nuvola e, in generale, le infrastrutture digitali abbiano cambiato, in meglio, le modalità di offerta e fruizione dei servizi delle amministrazioni pubbliche, Aruba Enterprise, in partnership con VMWare e Forum PA, ha effettuato un’indagine sul tema: “Cloud e infrastrutture digitali per una PA resiliente, intelligente e sostenibile”.

L’indagine è stata condotta attraverso la somministrazione di un questionario online, a cui hanno preso parte 80 C-level pubblici, principalmente Chief innovation officer e/o Chief Technology Officer appartenenti a diverse amministrazioni centrali e locali.
Alla domanda su come viene giudicato il livello di maturità dell’amministrazione di riferimento in termini di adozione di un approccio cloud first nella gestione di dati e servizi, il 31% ha risposto 4 su un massimo di 5 (21%) superando i 3 (29%), 2 (16%) e 1 (3%).
Nell’anno dei fondi per il PNRR, più della metà degli intervistati (53%) ha confermato che la PA per la quale lavora utilizzerà le risorse del Piano nazionale per sostenere le attività di migrazione in cloud di dati e servizi.
I benefici attesi sono, per il 54%, la scalabilità delle risorse, per il 48% l’agilità operativa, per il 45% l’efficienza e riduzione dei costi dell’ICT mentre, per il 44%, la protezione del dato in conformità alla normativa di settore. Il 34% si attende una sicurezza e facilità nella risoluzione di incidenti, il 26% nella realizzazione di servizi digitali e solo il 18% una maggiore qualità di servizi digitali erogati.
Ovviamente esistono anche ostacoli e criticità in tale percorso di trasformazione. Il 50% vede un rischio di lock-in tecnologico mentre poco meno, il 48%, una mancanza di competenze interne.
Per il 40%, il processo di migrazione resta molto complesso e così il 35% che teme un incremento dei costi.
Le difficoltà nella gestione della connettività è la risposta data dal 33% degli intervistati mentre il 30% risponde la protezione dei dati sensibili. Infine, il 21% considera un incremento dei costi di approvvigionamento dei servizi a consumo.  
Al quesito su quali caratteristiche dovrebbe possedere il partner tecnologico a cui affidarsi per accompagnare l’amministrazione nel processo di migrazione al Cloud, ben il 75% risponde la capacità di offrire non solo supporto tecnologico ma anche di change management.
Il 61% la capacità di lavorare sinergicamente con il cliente per individuare le applicazioni prioritarie su cui intervenire e il 59% le comprovate referenze in progetti complessi nel settore pubblico.
Il 40% considera il rapporto qualità-prezzo mentre solo il 15% le solide conoscenze delle metodologie più avanzate e l’11% la capacità di facilitare il dialogo tra IT e business.

In qualità di struttura che abilita il cloud, il Data Center del Cloud Service Provider deve garantire determinati requisiti di qualità e affidabilità, in conformità alle disposizioni in materia. Il rispetto di elevati standard di sicurezza è il principale driver di scelta del proprio CSP (58%), seguito dall’offerta ampia e integrata (48%), la garanzia della sovranità del dato (40%), la certificazione dei data center in base a standard internazionali (39%), l’esperienza in servizi cloud per la PA (35%), la disponibilità di risorse umane competenti (33%), l’offerta di molteplici opzioni di erogazione di servizi (16%) e, per ultimo, la localizzazione dei data center in Italia (15%).

La normativa di settore mette sempre più al centro l’importanza della conformità delle infrastrutture digitali a standard internazionali. La sicurezza delle informazioni è la caratteristica più rilevante nella scelta del fornitore per i rispondenti, seguita dalla qualità infrastrutturale e resilienza e dalla qualità dei processi interni.
Le strategie nazionali ed europee mettono sempre più in connessione il tema della trasformazione digitale con quello della sostenibilità ambientale (principio DNSH).
A livello complessivo, il 46% dei manager ritiene che le scelte di investimento tecnologico effettuate dalla sua amministrazione siano mediamente in linea con gli obiettivi di sostenibilità previsti dalle strategie nazionali. Il 39% crede che lo siano anche di più mentre il livello di scelte è perfettamente in linea per il 4%.
Proporzioni simili per l’importanza di criteri e standard in termini di sostenibilità ambientale verso la scelta del proprio fornitore. L’alimentazione dell’infrastruttura da fonti rinnovabili è il principale obiettivo di sostenibilità che un CSP dovrebbe garantire attraverso Data Center green by design. Poi la riduzione dei consumi energetici, delle emissioni di CO2, la gestione intelligente delle risorse e, infine, l’utilizzo di materiali ecosostenibili nella costruzione dell’infrastruttura.

Infine, i risultati della survey sono stati oggetto di confronto tra enti locali e centrali in occasione di un talk dedicato durante Forum PA 2022, per approfondire i dati e gli spunti emersi rivedi la sessione.


 
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