In tempi, come quelli attuali, in cui aprire una propria attività di vendita online è molto più semplice che in passato, esiste una dinamica commerciale in grado di rendere il tutto ancora meno impegnativo.
Stiamo parlando del
dropshipping, che in inglese è una crasi tra
drop, omettere, abbandonare, e
shipping, spedizione e che già spiega in maniera esauriente di che cosa si tratta: un modello di vendita che riduce al minimo (o addirittura arriva ad azzerare) i costi di tutte quelle fasi del commercio che riguardano
la gestione del magazzino e le procedure logistiche che precedono e seguono la spedizione e la consegna della merce all’acquirente.
Parliamo di un mercato dalle dimensioni di tutto rispetto, con un volume di affari che nel 2021 ha superato i 130 miliardi di dollari e che, nei prossimi cinque anni, dovrebbe essere soggetto a una crescita superiore del 30 per cento.
Facendo un piccolo passo indietro, e tralasciando volutamente tutte le attività di social commerce che, sempre più, coinvolgono i principali network, Instagram in testa, vediamo quali sono i costi che deve affrontare chi si appresta ad aprire un proprio servizio di vendita online.
Quali sono i costi del dropshipping
La prima spesa, la più ovvia, per costruire un sito di e-commerce, è quella per il servizio deputato a ospitarlo, con tutto ciò che fa da contorno, alla quale vanno aggiunti i costi per la sua realizzazione. Poi ci sono quelli per il personale, per il marketing e la pubblicità, per gli inventari, per la gestione del magazzino e l’investimento necessario ad acquistare i prodotti, che può rivelarsi anche piuttosto oneroso soprattutto se si tratta di un
pure player e non della versione web di un negozio già presente nel mondo reale.
Vendere in dropshipping significa
virare in outsourcing tutto ciò che ha a che fare con
inventari, magazzino e acquisto prodotti e centralizzare soltanto le attività amministrative e promozionali, che rappresenteranno, anche, la voce di spesa più importante.
Quali sono i vantaggi del dropshipping
Quali sono i vantaggi? Il
risparmio, innanzitutto.
Sia di tempo che di denaro, se si considera che, oltre all’acquisto dei prodotti bisogna spendere per l'inventario, cioè per l'affitto del magazzino e per il personale che gestisce le scorte e che, quando si ricevono gli ordini dai clienti, è il momento di confezionarli e spedirli. Si tratta di costi per i dipendenti, oltre che per i materiali di imballaggio e i servizi di spedizione.
Senza contare un altro aspetto non trascurabile: qualora i prodotti non dovessero incontrare il successo di pubblico sperato,
la perdita economica per la loro mole giacente in magazzino invenduta sarebbe
rilevante.
Con il dropshipping, tutto questo non accade, poiché il negozio che opera con questa modalità riveste il ruolo di una sorta di agente/intermediario con un’operatività qualificabile come rivendita, con la differenza che ogni articolo acquistato viene ordinato al fornitore che lo invierà direttamente al cliente.
Niente magazzino, niente scorte, niente salari e il pagamento al fornitore avverrà soltanto dopo aver ricevuto la notifica che il pagamento da parte dell’acquirente è andato a buon fine.
Quali sono gli svantaggi del dropshipping
Le stesse ragioni per le quali intraprendere un’attività di e-commerce in dropshipping è vantaggioso possono concretizzarsi in una vera e propria arma a doppio taglio.
In primis, perché le maggiori opportunità in termini di semplicità di gestione che offre a chi vuole avviare un’attività hanno
aumentato la concorrenza con la conseguente riduzione dei margini di profitto rispetto a qualche anno fa.
Un’altra ragione, figlia dei tempi in cui viviamo, è legata alle
spedizioni, sia delle merci da parte dei fornitori che quelle dirette all’utente finale. In caso di nuove ondate pandemiche o di altre congiunture geopolitiche, come del resto è già avvenuto in passato, alcuni servizi potrebbero essere
rallentati o addirittura temporaneamente sospesi, i costi di spedizione potrebbero aumentare e i tempi di consegna ai clienti potrebbero essere più lunghi del solito.
I 10 migliori fornitori online all’ingrosso
Il modo oggi più diffuso per gestire l’approvvigionamento della merce per il proprio sito in dropshipping è rivolgersi alle realtà commerciali online
wholesale (all’ingrosso), tipo Aliexpress, per intenderci, che possono essere anche facilmente integrate nei Content Management System e nelle piattaforme di e-commerce mediante plug-in. Ecco un elenco dei più diffusi:
- Aliexpress
- Banggood
- DHGate
- DX
- Gearbest
- Geekbuying
- Lightinthebox
- Salehoo
- Taobao
- Worldwide Brands.
I migliori prodotti da vendere in dropshipping
In teoria, le tipologie di categorie merceologiche che si possono vendere in modalità dropshipping non hanno limiti. Nei fatti, l’analisi empirica dimostra, però, che alcune sono soggette a una domanda superiore, sia in modalità verticale, cioè con shop digitali dedicati a singolo genere o a generi che afferiscono a un medesimo ambito, che in modalità generalista all’interno di
marketplace orizzontali. Vediamo quelle che vanno per la maggiore:
- Abbigliamento, scarpe e accessori
- Accessori per automobili e motocicli
- Articoli per la casa
- Elettronica di consumo
- Hobby e giocattoli.
Che cos’è il reverse dropshipping
Come lo stesso nome suggerisce, si tratta di un concetto che inverte il modello commerciale del normale dropshipping. È relativamente nuovo e consiste nel creare negozi online con la stessa gestione di tutta l’ultima parte del processo in outsourcing alla pari del suo analogo tradizionale, ma con una differenza fondamentale: qui, infatti, i fornitori all’ingrosso non sono perlopiù
low cost/low quality di origine asiatica, e i prodotti non destinati ai Paesi occidentali, bensì di
alta qualità destinati a nicchie facoltose del Far East, Cina e India soprattutto.
Q4 dropshipping: cos’è e perché è importante sapere di che si tratta
Se avete deciso di avviare una nuova attività di e-commerce in dropshipping e vi siete domandati se via sia un periodo dell’anno ideale nel quale arrivati preparati al debutto, le risposte sono due: 1) Sì 2) Q4.
Q4 nel dizionario economico-finanziario di matrice anglosassone sta per
Quarter Four, cioè
l’ultimo trimestre dell’anno che comincia il primo di ottobre.
La ragione, a ben vedere, è perfino scontata: si tratta del periodo in cui, tra
Black Friday e le festività natalizie
gli online store vengono presi d’assalto.
Per trasformare questa fase in un successo per le proprie tasche, però, è necessario tenere conto di due fattori: in primo luogo, occorre aver lavorato con attenzione, nei mesi precedenti,
all’individuazione dei prodotti che hanno le caratteristiche giuste per risultare vincenti.
L’altro aspetto riguarda una delle attività core per chi fa questo mestiere, cioè il marketing, e tenere conto che
tutte le attività di promozione, in quel periodo, richiederanno investimenti di entità molto più elevata che negli altri nove mesi dell’anno.
Come fare dropshipping su Amazon
Inevitabilmente, il marketplace più famoso al mondo non poteva non offrire il proprio servizio di dropshipping. Quello che è importante sapere è che questo si svolge in un contesto regolato da una
policy molto precisa.
Innanzitutto,
Amazon vieta categoricamente di rivendere acquistati da altri rivenditori online all’ingrosso e che, per le spedizioni, obbliga all’
utilizzo esclusivo del suo sistema logistico.
Per il resto, avviare il servizio è, tutto sommato, piuttosto semplice, e parte dalla scelta del piano di vendita, che potrà essere:
- Individuale, se si prevede di vendere meno di 40 prodotti al mese. Non prevede canoni, ma soltanto il pagamento di una commissione per ogni prodotto venduto.
- Professionale, che si rivolge a chi ha già un business di vendita avanzato e pensa di poter rendere redditizio l’utilizzo degli strumenti avanzati messi a disposizione dalla piattaforma. Prevede un canone mensile e, fee sulle vendite in determinati casi.