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Sovranità digitale, il vantaggio di un dato che ‘parla’ italiano

19/09/2022
Sovranità digitale, il vantaggio di un dato che ‘parla’ italiano
Enterprise
Negli anni, l’Europa si è resa sempre più conto dell’importanza della sovranità digitale. Quale capacità di uno stato di gestire le risorse interne senza l’intervento di terzi o di influenze estere, gli ultimi eventi geopolitici hanno messo in luce una nuova coesione a livello europeo sulla gestione del dato, che fino a poco tempo fa sembrava impossibile.

Gli eventi in corso dimostrano che cooperare è possibile e anzi necessario per affrontare sfide globali. Non è un caso se le prime potenze al mondo da anni investono nel digitale, conoscendone l’importanza strategica.

Il concetto di sovranità dei dati è conseguenza della diffusione delle architetture cloud. Soprattutto all’inizio, il cloud era pubblico e gestito dai cosiddetti hyperscaler, con i dati delle aziende che viaggiavano in data center di cui pochi sapevano la localizzazione precisa.

L’introduzione del GDPR e il forte ricorso all’esternalizzazione delle risorse IT aziendali hanno comportato un’estensione delle responsabilità sui dati a nuovi soggetti, anche se non proprietari dei dati stessi.
Capita ancora che terabyte di dati aziendali sensibili transitino su data center non localizzati o residenti in paesi non europei, con una diversa legislazione in termini di tutela e di protezione.

Nonostante il cloud europeo, conosciuto come Structura-X, non sia stato ancora effettivamente realizzato, le premesse fanno sperare che presto l’Europa sarà in grado di guadagnarsi maggiore sovranità. E i vantaggi saranno molteplici, per le aziende così come per gli utenti finali.
A differenza di un comune OTT, che apre region in Italia ma con un assetto che resta internazionale, poter contare su un fornitore con data center stanziati nel nostro Paese diviene un requisito fondamentale per una ulteriore sicurezza delle informazioni.

Molte organizzazioni raccolgono e archiviano dati spostandoli da un luogo all’altro e rispettando le norme nazionali. Una sottile, ma essenziale differenza, con chi crea e gestisce il dato senza uscire mai dal Paese da cui l’informazione viene generata.
Nonostante il concetto di sovranità realizzi una sicura salvaguardia dei dati degli utenti, sapere che il data center in cui tali contenuti sono ospitati è in Italia dona all’ecosistema una protezione anche più elevata.

In altre parole, le imprese e le pubbliche amministrazioni possono avvalersi di un riferimento secondo cui i dati sono gestiti secondo lo stesso quadro giuridico all’interno del quale operano. Per questo, la sovranità del dato e una gestione localizzata delle informazioni, rappresentano due aspetti fondanti della stessa strategia che vuole creare una catena del valore che possa servire gli interessi delle aziende italiane.

In un certo senso, il regolamento generale sulla protezione dei dati dell'Unione Europea, il GDPR, è un esempio di come la sovranità digitale si manifesta nella vita di tutti i giorni. Il quadro cerca di unificare il modo in cui i dati personali vengono gestiti online attraverso norme e regolamenti, con la minaccia di sanzioni punitive.

Secondo i termini del GDPR, qualsiasi organizzazione, indipendentemente da dove abbia sede, deve rispettare una serie di regole di gestione dei dati se desidera commerciare con clienti nei paesi dell'UE. Tali norme consentono ai singoli cittadini di assumere un maggiore controllo su come potrebbero essere utilizzati i loro dati.

Con pochi paesi e giganti della tecnologia che detengono il grosso del controllo sull'hosting dei dati in tutto il mondo, sempre più nazioni hanno difficoltà a controllare e regolamentare le informazioni create, condivise e consumate dai cittadini. Secondo un report di Oliver Wyman, il 92% dei dati scambiati nel mondo occidentale è archiviato negli Stati Uniti.
Del resto, ogni anno viene creato e archiviato un volume sbalorditivo di dati che cresce continuamente. Entro il 2024 verranno creati, copiati e consumati circa 149 zettabyte di informazioni in tutto il mondo.

Negli ultimi tempi, il passaggio allo smart working, avvenuto a un ritmo così rapido e su larga scala, ha aumentato ulteriormente le questioni legate alla privacy dei dati.

E non solo: con l'ondata di violazioni cyber negli ultimi anni, il pubblico in generale è diventato ben consapevole della crescente influenza di alcune società tecnologiche, nonché dei pericoli associati alla privacy e alle procedure di hosting poco chiare. Ciò ha portato ad una fiducia maggiore verso i provider locali.

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