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Banda Ultralarga e fibra, l’Italia che corre

21/04/2022
Banda Ultralarga e fibra, l’Italia che corre
PMIPrivatiProfessionisti
La pandemia ha posto l’Italia di fronte a un bivio e il PNRR ne ha lastricate le strade di opportunità. Detta così, però, la cosa appare fumosa e le ricadute non sono semplici da individuare. Se si pensa al caso specifico della banda larga, però, ecco che emerge tutta la forza potenziale di questa congiuntura particolare, momento nel quale il nostro Paese ha la possibilità di ribaltare il tavolo rispetto ai troppi e troppo gravosi problemi che pesano sul comparto ormai da troppi anni.

Per poter stilare piani operativi è servita anzitutto una capillare mappatura del territorio, quindi la divisione dello stesso in aree omogenee ed infine la definizione di un budget da cui partire per dar forma ad una strategia di intervento. Soggetto attuatore del Piano Strategico Banda Ultralarga del ministero dello Sviluppo Economico è la società in-house Infratel: attiva fin dal 2005, rappresenta oggi il braccio armato di una politica che ha il dovere di intervenire per investire laddove i privati non hanno interesse ad arrivare.

Aree bianche, aree grigie, aree nere

L’Italia è una penisola bagnata dal Digital Divide. Il problema è cronico poiché affonda le radici nei ritardi dell’incumbent nel cablare il Paese, nelle restrizioni di una infrastruttura carente e nelle mancanze di una politica che non ha mai saputo dare una risposta a questo fattore fondamentale di crescita e di innovazione. Negli ultimi anni il problema è però diventato evidente, la pandemia lo ha reso oltremodo urgente e il PNRR ha bussato alla porta delle istituzioni per offrire una inaspettata via d’uscita.

Ora che tutte queste circostanze si allineano, l’occasione deve però prendere forma e la forma è tratteggiata su tre colori principali: zone bianche, zone grigie e zone nere. Queste zone hanno il colore della speranza: rappresentano le aree nelle quali saranno portati avanti i lavori per la copertura, in modo tale che le carenze di investimento dei privati possano essere superate dagli investimenti complementari programmati e l’Italia possa essere tutta servita dall’ultravelocità della fibra. Obiettivo: aumentare la velocità e abbattere il digital divide, portando la ricchezza della fibra ad innervare anche il fermento della provincia e delle cosiddette “aree interne”.

Secondo le rilevazioni del 2019, circa 12 milioni di indirizzi civici (in 6700 comuni italiano) sono considerati in “area bianca”; per contro, 19,8 milioni di indirizzi civici sono ricadenti in “aree grigie o nere” (in 4250 comuni italiani). Il distinguo è stato così operato:
  • Aree bianche, “a fallimento di mercato, in cui sono assenti interventi di investimento di operatori privati”;
  • Aree grigie o nere, “ovvero in concorrenza, ove sono già presenti una o più reti in banda ultralarga, al fine di conseguire, anche in tali aree, un importante salto di qualità per la realizzazione di reti in banda ultraveloce al gigabit”. Nelle aree grigie insiste un solo operatore, nelle aree nere sono presenti almeno due operatori. Ricadono in queste due fasce circa 25,8 milioni di unità immobiliari.
Le trattative con le Regioni, le convenzioni firmate con i Comuni per la concessione rapida delle autorizzazioni necessarie per i lavori di scavo e cablatura, qualche rallentamento di troppo, ma il progetto sta nel frattempo proseguendo. Oggi chiunque può sapere lo stato di avanzamento dei lavori per il proprio singolo indirizzo grazie all’apposita mappa messa a disposizione dal progetto BUL (Banda UltraLarga) sul sito bandaultralarga.italia.it.

Aruba è già in oltre 3500 città

Open Fiber si è aggiudicata tre gare fondamentali per la copertura di 7416 comuni italiani in “area bianca” ed è sul ritmo di questi lavori che sarà scritto lo spartito del Piano BUL: una musica che si vorrebbe più ossessiva e meno sincopata, ma la cui realizzazione incontra giocoforza ostacoli e imprevisti. Dopo anni di immobilismo, tuttavia, è questo il momento dell’azione: le prospettive di banda ultralarga non sono soltanto previste dai piani italiani, ma messe nere su bianco anche sullo spartito europeo e da queste azioni dipendono i fondi in entrata. Soldi in cambio di obiettivi raggiunti: un’assicurazione importante, insomma, circa le buone intenzioni di tutti. Puoi verificare se il Comune dove vivi è già coperto dalla Fibra di Aruba, visitando questa pagina.

La copertura della Fibra di Aruba raggiunge già oltre 3500 città in tutta Italia e l’espansione seguirà ora pedissequamente l’incedere della copertura di Open Fiber.
Le prospettive sono pertanto quelle di un aumento rapido dei Comuni interessati: fin dai prossimi mesi centinaia di nuovi nomi e milioni di indirizzi civici potranno aggiungersi all’elenco delle zone coperte nelle quali portare una connessione FTTH (entro i 50 metri dai cavidotti) o FWA (oltre i 50 metri) con cui cambiare completamente l’esperienza di navigazione e di fruizione dei servizi.

Obiettivo esplicito indicato nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è quello di portare a 1Gbit/secondo la banda disponibile su tutto il territorio nazionale entro il 2026, in anticipo di 4 anni rispetto al limite europeo fissato al 2030. Di qui la necessità di lavorare immediatamente e con solerzia per gettare le basi della “Gigabit Society” che si intende porre in essere con i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, creando una vera leva di innovazione a vantaggio di cittadini, imprese e PA.
Ecco perché proprio pandemia e PNRR diventano due scintille imprescindibili per la copertura del territorio italiano: l’una ha creato il bisogno, l’altra ha creato i presupposti per assolverlo.


 
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