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Canone RAI: tutto quello che c’è da sapere

28/06/2024
Canone RAI: tutto quello che c’è da sapere
Privati
Analizziamo i punti principali legati al canone televisivo 2024: cos’è, quanto costa, da  chi è dovuto, chi può accedere all’eventuale esenzione e con quali modalità.

CHI È TENUTO A PAGARE IL CANONE

Sono tenuti a corrisponderlo tutti coloro che detengono un apparecchio atto o adattabile alla ricezione delle trasmissioni televisive, circostanza - questa - che si presume per il solo fatto di avere a disposizione, nella residenza anagrafica, un’utenza per la fornitura di energia elettrica.
È proprio per questo motivo che l’attuale sistema di pagamento è associato a quello per la fornitura di energia elettrica.

A QUANTO AMMONTA IL CANONE

Il costo predeterminato è di 90 euro annuali, ma vale la pena precisare che, per l’anno 2024, è stata disposta una riduzione a 70 euro.

CASI DI ESONERO DALL’OBBLIGO DI PAGAMENTO

Il sistema vigente di pagamento è fondato su una presunzione (chi ha un contratto di energia elettrica ha anche un apparecchio abilitato alla ricezione di programmi televisivi) e, di conseguenza, è di regola escluso che un cittadino titolare di un’utenza elettrica possa non pagare il canone.
Vi sono, tuttavia, alcune casistiche, che consentono la richiesta di esenzione. Essa è prevista per:
  • i cittadini che abbiano compiuto 75 anni di età e dichiarato o comunque percepito, nell’anno precedente alla scadenza annuale, un reddito complessivo di 8.000 euro (se si vive in coppia rileva, quindi, anche l’eventuale reddito del coniuge) o inferiore ad esso;
  • i diplomatici e i militari stranieri;
  • coloro che non detengono un apparecchio televisivo.

Per ciascuna delle circostanze di esenzione elencate, sono disponibili dei modelli di dichiarazione sostitutiva da scaricare, compilare e inviare.
Si riscontra, altresì, il diverso caso del doppio addebito, nel quale il soggetto che ha già pagato il canone per altra utenza può inviare un’apposita dichiarazione sostitutiva, che dia evidenza del pagamento già avvenuto.

Al di fuori di questi casi, non è sufficiente dichiarare che in casa c’è un televisore ma che esso viene utilizzato come monitor per il computer; non è rilevante comunicare che non si ha intenzione di vedere i programmi televisivi; non è possibile chiedere che l’apparecchio tv venga sugellato e, quindi, non utilizzato.

COME SI INOLTRA LA DICHIARAZIONE FINALIZZATA ALL’ESENZIONE?

Sul sito dell’Agenzia delle Entrate è possibile consultare come inoltrare la richiesta di esenzione, tenendo presente che sono necessarie la PEC e la firma digitale.

IL RUOLO DELLA FIRMA DIGITALE  

Oltre a poter essere utilizzata per firmare la modulistica per la dichiarazione sostitutiva sopra indicata, la firma digitale consente una serie di benefici. L’uso della firma digitale, infatti, permette di ottenere gli stessi effetti della firma tradizionale (cd. analogica), beneficiando, al tempo stesso, di ulteriori vantaggi:
-    non è, ad esempio, necessario sottoscrivere manualmente il documento in formato cartaceo;
-    non è necessaria la presenza nello stesso luogo e nello stesso momento dei firmatari di un documento, con la possibilità che quest’ultimo circoli in tempi e con modalità molto più rapide; 
-    il documento firmato digitalmente sarà più sicuro, in quanto immodificabile.

Tecnicamente, la firma digitale realizza due finalità:
  1. l’autenticazione del titolare (sono Mario Rossi e il mio codice fiscale è RSSMRO55U15C000W), che può servire anche per accedere al profilo personale di un servizio telematico, mediante il certificato di autenticazione CNS (Carta Nazionale dei Servizi) inserito nelle smart card che accompagnano un certificato di firma digitale non remota;
  2. la certificazione di un documento che contiene il suo certificato e attesta, quindi, che è stato il suo titolare ad averlo firmato digitalmente e che, dopo la firma, non è stata apportata alcuna modifica.

La procedura per l’uso della firma digitale si completa con l’inserimento di un codice personale da parte dell’utente: il codice PIN, collegato al proprio certificato di firma digitale, o il cosiddetto codice OTP (One Time Password), accompagnato dalla propria password del servizio, in caso di firma digitale remota. Entrambi devono essere conosciuti e usati solo dal titolare del certificato di firma digitale, evitando, cioè, di comunicarli ad altri soggetti (collaboratori di lavoro, ma anche amici e congiunti) o di renderlo facilmente conoscibile (annotandoli, ad esempio, su un foglietto di carta ben visibile).
Ciò precisato, si può dire che l’uso della firma digitale differisce in relazione al supporto che lo contiene.

1) Certificato di firma digitale contenuto su smart card
In questo caso, la card (in tutto simile a un bancomat) deve essere introdotta in un apposito lettore, che si collega solitamente a un computer munito di ingresso USB.
2) Certificato di firma digitale remota 
Questo tipo di firma non necessita di alcun supporto, ma viene attivata mediante un processo che permette di apporre il certificato digitale usando un software installato su computer o un’app per smartphone.

Selezionato il documento da firmare, viene attivato il processo, che consiste nell’elaborazione di un codice (chiamato OTP), che il titolare potrà ricevere tramite App collegata. Se il codice OTP è corretto e valido, l'utente è autorizzato a procedere con la firma del documento.
In questo caso, risulta elevato il livello di sicurezza, in quanto il codice generato è valido solo per un breve periodo di tempo e può essere utilizzato una sola volta.

A cura di Wolters Kluwer