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Un brand può fare a meno di un nome a dominio?

20/10/2023
Un brand può fare a meno di un nome a dominio?
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L’avvento dei social ha creato una pericolosa incomprensione che molte piccole aziende stanno pagando a caro prezzo. Si tratta di tutte quelle aziende convinte che basti avere una pagina su Facebook per essere trovati online e per poter così offrire i propri prodotti o servizi al pubblico.

Questo, però, non significa ampliare la propria utenza: significa, semmai diminuirla. Comprenderne il perché è essenziale per poter stare sul mercato e per poter fare in modo che l’opportunità del web non vada sprecata. Solo registrare un dominio e costruire una presenza online a partire da quest’ultimo, infatti, rappresenta l’unica vera strategia percorribile: optare per la sola presenza sui social è un compromesso al ribasso del tutto sconsigliabile, scelta densa di rischi e problemi che non può certo nascere da una vincente e concreta visione imprenditoriale.

Registrare un dominio e affiancare l’attività social a una più strutturata presenza online: questo è l’unico percorso virtuoso da prendere in considerazione. Scegliere Aruba per la registrazione di un dominio è in tal senso garanzia non soltanto per la sicurezza legata a questo tipo di servizio, ma anche per tutto quanto segue: il provider ha lunghissima esperienza nella gestione dei piani di hosting e costruire un sito al di sopra del proprio dominio diventa così facile, veloce, semplice e sicuro.

Social, non basta

Chi pensa di essere trovato esclusivamente sui social network, ad esempio, ignora il fatto che sono molti gli utenti che non sono iscritti e moltissimi quelli che li vivono soltanto sporadicamente. Basta questa semplice constatazione statistica per dimostrare come la scelta sia, già in partenza, perdente.

Inoltre, ogni social esclude precise sacche di mercato (i più giovani non sono su Facebook, i boomer non sono su Tik Tok, non tutti gradiscono il sistema Instagram): isolare i propri contenuti ai social network implica l’esclusione coatta di un vasto pubblico, presso il quale non si troverà esposizione né alcuna possibilità di contatto.

Poniamo tuttavia che la scelta del social sia stata corretta e che si stiano producendo contenuti presso la giusta utenza: chi garantisce che l’algoritmo li porti in evidenza e che questa cosa possa proseguire nel tempo? Quante volte i social cambiano radicalmente strategia e nel giro di poche settimane la visibilità risulta stravolta? Posizionare il proprio baricentro online su di una piattaforma proprietaria significa affidare a quest’ultima le chiavi del proprio successo, delegando ad altri le nostre opportunità: una scelta che nel lungo periodo, di fatto, non può che rivelarsi scellerata.

Partire da un dominio

Questo non significa che non occorra investire nei social network, anzi. Tuttavia, non deve essere qui il baricentro della propria attività: partire da un nome a dominio, infatti, significa anzitutto creare una identità che:
  • diventi memorabile e vendibile di per sé stessa;
  • diventi asset di lungo periodo;
  • diventi elemento di posizionamento sui motori di ricerca, a beneficio di quanti stanno cercando i nostri prodotti e servizi.
Il nome a dominio può inoltre essere fondamentale elemento di conferma per i contenuti portati sui social: è riferimento inoppugnabile per blindare l’identità di un profilo, sul quale è sufficiente indicare l’indirizzo del sito ufficiale per riportare ogni riferimento al legittimo titolare del brand e dell’attività.

Tutte quelle aziende e quei professionisti che non hanno un dominio, ma che sfruttano semplicemente i social network per presentarsi al pubblico, non hanno neppure un indirizzo email proprio da poter sfruttare - che non sia basato su un semplice account gratuito (@gmail o quali altri). Riconoscere un profilo simile non sarà quindi complesso e il dubbio sorgerà spontaneo: un’attività che non possa permettersi nemmeno pochi euro all’anno per avere un sito web sul quale portare i propri contatti e sul quale basare un semplice indirizzo email, come può avere competenze e risorse da spendere per sviluppare un servizio all’altezza?

Un brand senza dominio può ancora definirsi “brand”?

Il fatto di non aver registrato un proprio dominio, insomma, è sintomo di un male ben più ampio: è il modo migliore per offrire un’immagine sciatta e fragile del proprio brand – se può ancora definirsi tale. Se nella parola “brand” si individua tutto ciò che identifica un marchio agli occhi dei consumatori, infatti, il fatto di non avere un dominio implica oggigiorno l’assenza dai motori di ricerca e dal web: in pratica è come non esistere

Può essere definito tale un brand che, invece di mettersi in mostra, si nasconde? Può essere definito brand un marchio che abdica alla propria necessità di informare sulle proprie attività e ignora il fatto che registrare un dominio è il primo passo concreto per costruire un percorso che utenti e clienti potrebbero voler calcare? 
Un marchio senza un suo corrispettivo nella dimensione dell’immateriale (dove sono un nome a dominio, l’IP di un server e le istruzioni sui DNS a identificare il proprio modo e il luogo del comunicare) è dunque qualcosa di ben più debole e parziale, indifendibile e vuoto: chi lo cerca non lo trova, chi ne ha bisogno non saprà come contattarlo.

Terminano su questo corto circuito le ambizioni di quel professionista o di quella piccola azienda che pensano basti una pagina Facebook per raccontare sé stessi o anche solo per far notare la propria esistenza. 
Basta un grado del tutto minimo di cultura del digitale per comprendere quanto fondamentale e banale sia la registrazione di un dominio: procedura elementare, costo irrisorio, ma rappresenta un volano di opportunità irrinunciabili. Chi non comprende questa semplice regola dovrà fare i conti con la mano invisibile del mercato, che ben sa chi escludere e chi esaltare nella corsa quotidiana della domanda e dell’offerta.

Il dominio è solo l’inizio

Il dominio è un presidio che fa capo a uno spazio online tutto da immaginare, progettare e costruire. Il passo successivo alla registrazione del nome a dominio, quindi, è quello di occupare uno spazio con un sito web che riporti le informazioni, le immagini e i riferimenti importanti per comunicare qualcosa e per farsi trovare sui motori di ricerca.

Aruba ha molto da offrire in tal senso. Per gli utenti con minori competenze è disponibile un servizio come SuperSite, che guida alla costruzione di siti “plug&play” modulari attraverso un’interfaccia estremamente semplificata (una vera e propria guida passo a passo per creare un sito con più pagine, immagini stock e layout predefiniti); piani WordPress o WordPress Gestito per operare sul più noto dei CMS, costruendo facilmente siti ricchi e personalizzabili; hosting Linux/Windows per i più esperti, sui quali mettere a punto siti, database, e-commerce e quanto più utile alla propria attività.

La sicurezza dei server Aruba, la loro dislocazione su territorio italiano (rispettando pertanto le esigenti normative nazionali sul rispetto dei dati), il profilo green di data center strettamente legati a fonti di energia fotovoltaica e idroelettrica, la sicurezza di server farm vigilate 24 ore al giorno: sono queste le certezze che Aruba è in grado di offrire per quanti, sulla scia del nome a dominio registrato, intendono avviare un percorso di sviluppo per dar vita a una vera presenza sul web e a un’organica attività attorno al proprio brand.


 
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