Il cloud computing si è affacciato alla ribalta IT negli ultimi 10 anni, cambiando il modo in cui il mercato percepisce, ormai, l’approvvigionamento di potenza di calcolo.
Uno dei vantaggi introdotti dal cloud computing è senza dubbio la possibilità di acquistare potenza in maniera elastica, senza necessità di costi di setup e con una disponibilità delle risorse di calcolo praticamente immediata.
In tal senso, il cloud computing ha reso possibili scenari che prima richiedevano una pianificazione delle necessità di calcolo: questo era generalmente fatto con l’acquisto di hardware e risorse per poter assorbire i picchi, in maniera tale da garantirsi un certo margine di risorse in più, che nella maggior parte dei casi restavano comunque inutilizzate per la maggior parte del tempo, avendo come conseguenza uno spreco di risorse e soldi.
Oggi, l’accesso alle risorse hardware e di banda è diventato decisamente più semplice e la possibilità di pagare solo quello che è necessario fa gola a tantissime aziende.
Prima di addentrarci nella trattazione dell’argomento, diamo un’occhiata ai concetti principali che sono alla base del cloud computing.
Concetti di cloud computing
Rispetto ad un server dedicato (maggiori dettagli su cosa è e come funziona un server dedicato a questo link: https://serverdedicati.aruba.it/), oppure ad un data center on-premise (cioè, gestito direttamente in azienda), il cloud computing offre una serie di vantaggi, facilmente identificabili in pattern, cioè in comportamenti. I più diffusi tra questi pattern sono i seguenti:
- On & Off: la possibilità di accendere e spegnere risorse on demand. Ad esempio, avere un’infrastruttura che può essere spenta quando non è necessario tenere le risorse attive, evitando quello che viene chiamato over provisioning, cioè acquisto oltre le reali necessità.
- Predictable Bursting: poter assorbire i picchi in fatto di richiesta in maniera agevole, ad esempio perché i nostri servizi sono soggetti a stagionalità, oppure ad utilizzo in orari ben definiti.
- Unpredictable Bursting: possibilità di assorbire picchi in fatto di richieste che non sono legati a scenari ricorrenti.
- Growing Fast: capacità di far crescere la potenza di calcolo in maniera elastica e, quindi, di poter assorbire più facilmente le future necessità, partendo da una condizione presente che necessita di meno risorse.
Il cloud computing, poi, si basa sul concetto di geo-disponibilità, cioè di disponibilità delle risorse su base geografica. Un certo servizio, quindi, può essere replicato in differenti data center, all’interno della stessa rete virtuale, che però sono dislocati geograficamente in posti differenti del mondo. Questo è un aspetto importante, da diversi punti di vista: prima di tutto, consente di stare il più vicino possibile ai clienti, abbassando notevolmente i tempi di latenza della risposta e migliorando, quindi, le performance globali percepite da chi utilizza i nostri servizi. In seconda analisi, questo consente di sottostare più facilmente alle regole locali del paese in cui un dato servizio viene offerto. Trovate maggiori dettagli sul mondo del Cloud Computing in questa pagina https://www.cloud.it/cloud-pro.aspx.
Poiché queste regole possono variare in maniera significativa a seconda della tipologia di dati che vengono trattati e delle leggi locali in materia, questo rappresenta senza ombra di dubbio un fattore abilitante del cloud. In passato, infatti, per poter offrire un servizio in un determinato mercato era necessario cercare un fornitore specifico, contrattare il tutto e diversificare le installazioni a seconda delle regioni. Uno dei vantaggi del cloud è che l’acquisto di un servizio in una location fisica piuttosto che un’altra, non impatta il modo in cui il servizio stesso viene offerto.
Uno dei fattori determinati per l’adozione del cloud computing è la scelta della modalità di erogazione dei servizi. Tipicamente, a seconda della tipologia di servizio, il cloud computing può essere acquistato con queste differenti modalità:
- Infrastructure as a Service (IaaS): in questa modalità, restiamo in possesso dell’infrastruttura (sistema operativo e sua configurazione), ma non di quello che c’è sotto (server, storage, networking).
- Plaftorm as a Service (PaaS): a quanto detto in precedenza, aggiungiamo anche la gestione del sistema operativo, che ci viene fornito come servizio. Di fatto, in questa modalità ci concentriamo unicamente su scrivere applicazioni e gestire dati.
- Software as a Service (SaaS): a quanto detto in precedenza, aggiungiamo anche dati e applicazioni. Con SaaS, di fatto, affittiamo un servizio chiavi in mano.
Differenze tra dedicati e cloud
Grazie ad un’analisi della precedente immagine, appare chiaro che, scegliendo di tenere un sistema on-premise, ci troviamo sostanzialmente nella stessa condizione di acquistare un server dedicato, il quale può essere necessario in caso di customizzazioni hardware, compliance legale, hardware certificato, o esigenze specifiche di performance. In entrambi i casi a noi resterà l’intera gestione dell’ambiente (incluso l’hardware e i relativi problemi), l’aggiornamento del sistema operativo, le policy di gestione di sicurezza e backup e così via. Inoltre, in questa modalità, siamo confinati alle risorse hardware che abbiamo effettivamente acquistato e, difficilmente, sarà possibile fare scalabilità in maniera elastica. Affidandoci alla virtualizzazione del sistema operativo possiamo decisamente migliorare diverse delle precedenti problematiche, ma restano validi molti dei punti appena elencati.
Il cloud offre, infatti, infrastrutture certificate per qualità e sicurezza, con costi trasparenti e SLA (Service Level Agreement) già definiti, che in genere si attestano su un livello minimo del 99,95%, che equivalgono a circa 4 ore all’anno di servizio (eventualmente) non disponibile.
Inoltre, affidandosi al cloud si ha il vantaggio di non doversi preoccupare di fare il giusto dimensionamento della banda, perché questa è più facilmente adattabile al carico effettivo di utilizzo.
Un altro vantaggio indiscutibile del cloud è il suo sistema di fatturazione: nella maggior parte dei casi, infatti, le risorse cloud sono vendute su una base di consumo oraria, che ci fa pagare solo il numero di ore in cui un dato servizio viene utilizzato, con arrotondamento minimo all’ora. Inoltre, i servizi sono fatturati con un canone mensile e senza costi di setup, migliorando anche la gestione finanziaria, tema caro ad aziende di tutte le dimensioni, dalle startup a quelle più grandi.
Conclusioni
Il cloud computing ha stravolto il modo in cui, negli ultimi 10 anni, abbiamo affrontato i temi legati all’approvvigionamento delle risorse hardware. L’esplosione dei servizi offerti via Internet ha, quindi, favorito la crescita di soluzioni di questo tipo, che offrono diversi vantaggi e rappresentano un investimento migliore, rispetto alle soluzioni classiche.
Il cloud rappresenta il presente e il futuro. Farsi trovare preparati a questo tipo di soluzioni è un aspetto importante, per rendere più semplice l’adozione di tecnologie moderne all’interno dell’azienda.