La relazione tra cambiamenti imposti dal Covid-19 e
ruolo dei CIO è oramai chiara.
La pandemia, con cui abbiamo imparato a convivere, ha certamente accelerato i flussi di digitalizzazione delle imprese, nazionali ed estere.
La
crescita nell’adozione delle piattaforme cloud, di soluzioni di remote working, hardware e software, di nuove regole per l’organizzazione dei professionisti da casa, con la conseguente perdita di rilevanza della presenza in ufficio, testimoniano il consolidamento di uno scenario evolutivo che non si può più fermare.
Sebbene l'impatto della crisi sia stato universale, alcune industrie sono state colpite più di altre. Tante imprese hanno ampliato la loro capacità di passare al digitale, non di rado scontrandosi con difficoltà di processi e cultura.
La questione non può essere ridotta all’acquisto di qualche dispositivo o programma per abilitare workflow “liquidi” ma è necessario virare verso quei concetti di agilità e resilienza di cui troppo spesso si è abusato in passato, senza calarli nei veri contesti di riferimento.
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Il futuro dell’IT nell’era del Covid-19: what’s next”, una nuova survey di
Aruba Enterprise, gestita da
Cionet Italia, condotta tra il 25 novembre e il 30 dicembre del 2020, disegna un quadro più chiaro di come i decision maker italiani, provenienti da diversi settori, vedono il futuro del loro business in un mondo che è ancora nel mezzo dello sconvolgimento portato dal Covid-19.
Il 93% dei rispondenti allo studio sono
CIO ma anche
CTO e ICT Manager di realtà rispondenti a
171 industry differenti. Il 7% del totale rappresenta Decision Maker nell’area Innovazione della propria organizzazione, tra cui Head of Innovation, Head of R&D, Head of Digital Transformation, Chief Digital Officer.
La fetta più ampia è composta dal settore
Manufacturing, incluso l’
Automotive (26%), seguito da
Finance, Banking & Insurance (14%),
PA & Defense (11%),
Wholesale & Retail (9%),
Healthcare & Pharmaceutical (8%),
Utilities (7%),
Transportation, Logistics & Supply Chain (7%), GDO (6%), Telco (4%) e
Media & Entertainment, Education (4%).
Le sfide del 2021
Per l’anno in corso, la principale
sfida vista e intesa dai CIO e dagli IT Innovation Leader resta quella di far diventare la propria
organizzazione sempre più digitale.
Le
principali richieste del business all’IT si concentreranno, secondo i rispondenti, in
smart working e
gestione delle risorse umane, big data e analisi predittiva, digitalizzazione delle vendite, business continuity.
Queste necessità portano con sé un bisogno evidente di apportare cambiamenti nel ruolo stesso svolto dai decision maker aziendali.
Non a caso, alla luce del nuovo contesto in cui ci si è trovati ad operare, gli intervistati affermano come il
maggior coinvolgimento nelle decisioni di business abbia rappresentato il principale switch a cui si è assistito nei mesi scorsi.
A questo fa eco l’urgenza di donare più agilità alla gestione dell’IT, soprattutto in quelle aziende dove l’organizzazione piramidale già di per sé rende difficile scalare in maniera veloce decisioni e validazioni dei flussi.
Data la capillarità sparsa sul territorio dei dipendenti, il CIO ha anche dovuto assumere una posizione quasi di
coinvolgimento nella employee experience, una difficoltà forse anche maggiore di quella tecnologica a cui si è andati incontro.
Un investimento quindi sul capitale umano che, solo in parte, risponde a quello inerente le soluzioni per rendere il lavoro davvero slegato da concezioni che oramai appartengono al passato, quali luogo e tempo.
I maggiori sforzi economici, per fronteggiare i prossimi mesi, si concentreranno nel settore della
cybersecurity (57%), in quello delle
advanced analytics (45%) ma anche
progetti in cloud (43%) e
modernizzazione dell’IT (37%).
La condivisione di come il budget IT viene speso è conseguenza della maggiore centralità che i manager devono avere all’interno dell’azienda, in termini di overview di obiettivi e risultati.
Direzione generale (82%), Amministrazione & Controllo (51%), Acquisti (27%), sono gli stakeholder principali a cui si fa riferimento in tale ambito, anche nel merito degli eventuali tagli da apportare.
L’importanza dei partner tecnologici
Collaborare con imprese leader per concretizzare le priorità aziendali espresse da CIO e decision maker è un obiettivo a lungo termine, da basare su una roadmap IT scalabile per processi e divisioni.
Da questo punto di vista, un
partner informatico deve assicurare flessibilità nelle condizioni contrattuali (61%), scalabilità delle soluzioni offerte (52%),
supporto diretto (52%), team dedicato (46%), personalizzazione degli SLA (38%), sostenibilità ambientale (33%) e conoscenza del mercato (13%).
Per un’ottimizzazione sarebbe utile prendere in considerazione
leasing operativo e lease back, per la gestione del parco tecnologico.
Il 43% della survey già adotta soluzioni del genere per PC (44%), tablet e smartphone (17%), copy (13%) e server (12%) ma è auspicabile che tali percentuali aumentino, anche perché i vantaggi superano i timori di chi è oggi ancorato a schemi quali il TCO e l’allocazione di budgert extra per l’acquisto di beni che, visto il progresso tecnologico, rischiano di diventare obsoleti nel giro di qualche anno.
Le conclusioni
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Il futuro dell’IT nell’era del Covid-19: what’s next” è uno spaccato che ci aiuta a comprendere in che modo i CIO hanno risposto alla rivoluzione, sanitaria e sistemica, scoppiata nel 2020, e con quale atteggiamento intendono affrontare i mesi successivi.
Quello del CIO deve essere un
approccio ibrido, che va oltre l’orizzonte fin qui assunto come riferimento. A breve termine, il CIO dovrà gestire sempre più la complessità, riducendo quella tecnologica a favore di una linearità del lavoro e del bilanciamento delle risorse.
Tutto ciò per
creare capacità di investimento e
favorire una crescita aziendale a lungo termine.
Mai come adesso
strategia e investimenti IT devono andare d’accordo come alleati trasparenti, tali da guidare in maniera organica la ripresa di domani.
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