Cosa deve fare un
consulente marketing che decide di aprire una partita IVA? Quali sono gli step da seguire? Quali tasse e contributi previdenziali dovrà versare annualmente? Cerchiamo di mettere ordine e fare chiarezza in questa guida.
Innanzitutto una precisazione, esistono dei casi limitati in cui non sarà necessaria l’apertura
della partita IVA per effettuare in modo sporadico delle consulenze di marketing. Lo stato ha infatti messo a disposizione uno strumento fiscale, chiamato prestazione occasionale, che permette di poter dichiarare correttamente al fisco eventuali prestazioni lavorative senza continuità.
La prestazione occasionale prevede però una serie di limiti da rispettare, tra cui:
- Occasionalità: la prestazione occasionale dovrà essere sporadica, effettuata una tantum, al massimo una volta l‘anno verso lo stesso Committente.
- Limite temporale: dovrà durare al massimo 30 giorni consecutivi.
- Limite reddituale: non dovrà superare i 5.000 euro annuali, oltre i quali sarà necessaria l’iscrizione alla gestione separata INPS.
- Nessuna pubblicità: chi adopera la prestazione occasionale non potrà pubblicizzare in nessun modo la propria attività, neanche utilizzando i vari social network.
Data la presenza di limiti stringenti alla prestazione occasionale, un consulente marketing che decide di intraprendere questa attività in modo continuativo, dovrà quindi optare per l’apertura di una partita IVA.
Regime forfettario per consulente marketing
Al momento dell’apertura della partita IVA, ogni consulente marketing dovrà scegliere il regime fiscale al quale aderire. Ad oggi, l’unico regime di vantaggio esistente in Italia è rappresentato dal
regime forfettario, introdotto per la prima volta il 1° Gennaio del 2015 e successore al regime dei minimi. Il regime forfettario garantirà a tutti coloro che vorranno aderire una serie di vantaggi tra cui:
- Tassazione più bassa: la percentuale di tassazione prevista dal regime forfettario, denominata Imposta Sostitutiva, è la più bassa presente in Italia. È infatti pari al 5% (per tutti coloro in possesso dei requisiti di start-up) per i primi 5 anni, passa poi al 15% dal sesto anno in poi.
- Esenzione dall’IVA: tutti i professionisti che optano per una partita IVA in regime forfettario non devono applicare l’IVA ai propri compensi. Risulteranno quindi più competitivi dei loro colleghi in regime semplificato o ordinario, che dovranno invece aumentare il 22% dei propri compensi applicando l’IVA in fattura verso i clienti finali.
- Esenzione dalla ritenuta d’acconto: oltre a essere esentato dall’applicazione dell’IVA, il regime forfettario è esentato anche dall’applicazione dalla ritenuta d’acconto. Al contrario, i professionisti in regime semplificato o ordinario, e anche tutti coloro che decidono di utilizzare la prestazione occasionale, dovranno applicare la ritenuta del 20% ai propri compensi.
- Contabilità più semplice: la gestione della fiscalità nel forfettario è davvero molto più semplice e snella rispetto a quella degli altri regimi fiscali, basti pensare che non è prevista la registrazione delle fatture, l’invio della dichiarazione IVA trimestrale e annuale, non sono previsti neanche gli studi di settore.
Per poter aderire al regime forfettario è però
necessario rispettare alcuni suoi limiti. Il più importante è sicuramente un tetto di incassi, non è infatti possibile superare annualmente il
limite di 65.000 euro, pena la fuoriuscita dal forfettario il 1° Gennaio dell’anno successivo.
Anche coloro che sono contemporaneamente dei lavoratori dipendenti possono aderire al regime forfettario, a patto che il reddito lordo percepito da dipendente (o da pensione) nell’anno precedente sia inferiore a 30.000 euro lordi. Chi invece è contemporaneamente socio di una società di persone (SAS o SNC), non può aderire al regime forfettario in quanto questa rappresenta una causa di esclusione, coloro invece che possiedono delle quote di società di capitali (SRL o SRLS), nella maggior parte dei casi potranno contemporaneamente aprire una partita IVA in regime forfettario.
Dal 1° Luglio del 2022, anche tutti coloro che hanno aderito al regime forfettario e hanno un fatturato annuo superiore ai 25.000 euro sono stati inclusi tra i soggetti in
obbligo di emissione di fatture elettroniche. Dal 1° Gennaio 2024 invece, saranno obbligati anche i forfettari con un fatturato annuo inferiore ai 25.000 euro. Sarà quindi necessario munirsi di apposito software di fatturazione elettronica, da utilizzare anche per la conservazione delle fatture emesse e di acquisto secondo i nuovi obblighi legislativi. Di fondamentale importante sarà anche il
possesso di una PEC (Posta Elettronica Certificata), necessaria per tutti gli invii di comunicazioni, ai vari uffici della Pubblica Amministrazione, ma anche ai clienti, aventi valore legale.
Contributi INPS per i consulenti di marketing
Oltre al pagamento delle imposte, ogni consulente marketing titolare di partita IVA dovrà provvedere anche al
versamento dei propri contributi ai fini pensionistici. L’attività di consulente marketing, come la maggior parte delle nuove professioni digitali, non presenta un albo e una cassa previdenziale di appartenenza, rientra quindi tra le professioni “senza cassa”. Sarà perciò necessario provvedere all’iscrizione alla
gestione separata INPS, fondo che racchiude infatti tutte le attività professionali senza albo.
La gestione separata INPS, al contrario della gestione commercianti o artigiani INPS, non prevede una quota fissa o “minimale” di contributi da versare annualmente, ma il calcolo viene effettuato esclusivamente in percentuale sul reddito prodotto. La percentuale da versare alla gestione separata INPS, dal 1° Gennaio del 2022 è pari al 26,23%, e le date di versamento coincidono con le stesse date di pagamento delle imposte, cioè 30 Giugno e 30 Novembre di ogni anno.