Quando si pensa a un’attività artigianale si immaginano immediatamente attività rurali, magari svolte in antiche botteghe o lavori che stanno per scomparire. In verità le attività artigianali sono diffusissime, alcune anche molto moderne.
Basti pensare che nel 2021 sono state aperte circa 549.000 partite iva con un incremento del 18,2% in confronto all’anno precedente, di cui 239.000 circa hanno aderito al regime forfettario, l’11% in più rispetto al 2020, tra loro anche molti artigiani come ad esempio parrucchieri, estetiste, tatuatori, oppure fabbri, falegnami, idraulici o elettricisti.
In alcuni casi, per poter svolgere un’attività artigianale bisogna essere in possesso di requisiti professionali o certificazioni rilasciate dopo percorsi di studi. A differenza delle attività inquadrate come liberi professionisti, che prevedono un lavoro di natura intellettuale, le attività artigianali sono quelle che prevedono un lavoro basato comunque su
attività tecnico-manuali.
Procedura per aprire una partita IVA da artigiani
Al contrario dei liberi professionisti, che hanno la possibilità di aprire una partita IVA semplicemente recandosi presso qualsiasi ufficio dell’Agenzia delle Entrate e compilando apposita modulistica Modello aa9-12, gli artigiani che decidono di aprire una partita IVA devono seguire una procedura più lunga e a volte più complessa. Per poter aprire una partita IVA da artigiano (così come da commerciante) è infatti necessario
iscriversi in Camera di Commercio tramite apposita procedura ComUnica, contemporaneamente bisogna iscriversi alla gestione Artigiani INPS e inviare la
SCIA al Comune.
Una seconda differenza rispetto ai liberi professionisti, che possono aprire partita IVA in modo totalmente gratuito, è che gli artigiani, al momento dell’iscrizione in Camera di Commercio, hanno l’obbligo di pagare dei bolli e dei diritti di segreteria legati alla pratica stessa. Bisogna quindi preventivare una spesa iniziale che si aggira intorno ai 130 euro se si decide di far tutto da soli, o una cifra ancora più elevata se si decide di avvalersi dell’aiuto di un commercialista o di un consulente esperto in ambito fiscale.
Sarà inoltre essenziale
possedere una PEC (Posta Elettronica Certificata) e una
Firma Digitale, necessarie per la firma dei vari documenti. Da qualche anno a questa parte infatti, le Camere di Commercio di quasi tutti i comuni d’Italia hanno iniziato a recepire le pratiche esclusivamente se firmate digitalmente in formato.p7m.
Regime forfettario per artigiani
Al momento dell’apertura della propria partita IVA sarà necessario scegliere anche il regime fiscale al quale aderire. Ad oggi, in Italia, è possibile scegliere tra il regime forfettario, il regime semplificato o il regime ordinario. L’unico regime di vantaggio esistente al momento è però solo il
regime forfettario che permetterà, a tutti coloro che decideranno di aderirvi, di godere di una serie di vantaggi tra cui:
- tassazione più bassa, al 5% per i primi 5 anni, 15% dal sesto anno in poi;
- esenzione dall’IVA;
- contabilità più semplice;
- esenzione dagli studi di settore, dall’IRAP, dall’esterometro, ecc.
Tutti gli artigiani, che decideranno di aprire una partita IVA in regime forfettario, dovranno comunque rispettare dei limiti, il più importante è dato dal tetto di incassi, che non dovrà superare annualmente i
65.000 euro. Coloro che incasseranno più di questa cifra, dovranno abbandonare il regime forfettario dal 1° gennaio dell’anno successivo, aderendo così al regime semplificato.
Dal 1° gennaio 2024 per tutti coloro che sceglieranno di aderire al regime forfettario, sarà obbligatorio
adottare la fatturazione elettronica. Sarà quindi necessario dotarsi di un software di fatturazione elettronica, che effettui anche il servizio di conservazione delle fatture secondo i termini di legge previsti.
Contributi INPS per gli artigiani
Tutti gli artigiani, iscritti in Camera di Commercio, hanno l’obbligo di iscriversi alla Gestione Artigiani INPS e di versare lì i propri contributi ai fini pensionistici.
La Gestione Artigiani INPS prevede due tipologie di contributi da versare, un
contributo “
minimale”, e un
contributo “
in percentuale”.
Il contributo minimale rappresenta una quota di contributi che ogni artigiano dovrà versare anche in assenza di fatturato; nel 2022 è stato stabilito in 3.905,76 euro (in 3.710,84 euro per tutti gli artigiani fino a 21 anni).
Il contributo minimale andrà pagato suddiviso in 4 rate trimestrali, di importo pari a circa
950 euro, secondo le date di scadenza:
- 16 maggio, relativa ai contributi INPS dei mesi di gennaio, febbraio e marzo;
- 16 agosto, relativa ai contributi INPS dei mesi di aprile, maggio e giugno;
- 16 novembre, relativa ai contributi INPS dei mesi di luglio, agosto e settembre;
- 16 febbraio, relativa ai contributi INPS dei mesi di ottobre, novembre e dicembre.
Superato l’utile di circa 15.500 euro, ogni artigiano, oltre il contributo “minimale”, dovrà versare una percentuale di contributi INPS sull’ eccedenza chiamato contributo “in percentuale”. La percentuale nel 2022 è stata
stabilita nel 24%.
Tutti gli artigiani che decideranno di aderire al regime forfettario, oltre a tutti i vantaggi già elencati, avranno la possibilità di poter godere di una riduzione INPS. Infatti, entro il 28 febbraio di ogni anno, sul portale INPS sarà possibile richiedere la
riduzione del 35% di questi contributi. Le rate trimestrali, cioè i contributi “minimali”, verranno così ridotte a quote di circa 650 euro, la percentuale dei contributi “in percentuale” dovuti sull’eccedenza verrà ridotta così al 17% circa.