Nell’ambito del
Forum PA 2020, si è parlato in modo approfondito di PEC durante un talk con ospiti importanti ed influenti nel contesto dei Trust Services.
Son infatti intervenuti:
- Francesco Tortorelli: Responsabile Direzione Pubblica Amministrazione e Vigilanza – AgID
- Andrea Sassetti: Amministratore Delegato ArubaPEC SpA
- Salvatore Nappi: Amministratore Delegato IT - Trust Technologies
- Carmine Auletta: Chief Innovation Officer – InfoCert
che hanno dato vita a un dibattito stimolante e a un approfondimento estremamente ricco e concentrato sulla PEC.
La conferenza è stata l’occasione per discutere e presentare in modo dettagliato anche i risultati della ricerca, commissionata ad IDC da parte di Aruba, Trust Technologies e InfoCert, sui benefici della PEC ma ha anche dato un contributo importante su tanti altri aspetti di questa eccellenza tutta italiana.
E non è mancata un’anticipazione sul futuro che vedrà la PEC sempre più protagonista, non solo nell’ambito italiano ma anche in quello europeo.
In questo articolo cercheremo di ripercorrere il talk e i preziosi interventi che hanno consentito di delineare un quadro molto dettagliato della situazione della Posta Elettronica Certificata nel Paese.
Inoltre, di seguito è disponibile la
versione integrale del talk dello scorso luglio.
PEC, un successo italiano sancito dai numeri
È stato proprio
Francesco Tortorelli, Responsabile Direzione Pubblica Amministrazione e Vigilanza di AgID, a fornire la prima
serie di numeri sulla PEC che nel 2019 ha sfiorato gli
11 milioni di caselle e ha oltrepassato i
2 miliardi di messaggi scambiati.
Secondo le sue stesse parole si tratta di un successo per certi versi inaspettato ma che rende evidente come la PEC sia ufficialmente un
asset importante per la trasformazione digitale del sistema Paese.
Inoltre, e questo è evidente già dai numeri, il successo della PEC non è più riconducibile solamente all’obbligo normativo che ha imposto il suo utilizzo.
Come spesso avviene, ha spiegato Tortorelli, il legislatore ha dato solo l’avvio a un processo ben più ampio che dalla mera sostituzione dei vecchi servizi analogici, si è poi evoluto creando esso stesso nuove occasioni d’uso e nuove opportunità. Un processo che ha portato anche alla generazione di servizi nuovi, come SPID o la firma digitale, tutti accomunati da trasparenza, tempestività e tracciabilità dei dati e dell’informazione.
Per quanto riguarda la PEC nello specifico, spiega ancora Tortorelli, sono almeno
4 le caratteristiche che hanno permesso e contribuito ad una diffusione così impressionante di questo strumento.
- IMMEDIATEZZA: la Posta Elettronica Certificata non presuppone nessun tipo di integrazione o di sviluppo per il suo utilizzo, è immediata e può essere utilizzata in autonomia.
- SEMPLICITÁ: il fatto che sia strettamente similare ad un normale sistema di posta elettronica fa sì che questa sia caratterizzata da un’esperienza utente universalmente riconosciuta e nota.
- BASSI COSTI: la PEC è caratterizzata da costi estremamente bassi, sia in termini assoluti, visto che di solito gli abbonamenti al servizio sono abbastanza economici, sia mettendola a confronto con gli invii analogici, in cui il costo di 1 o 2 invii è coperto interamente dall’abbonamento annuale al servizio, che prevede un numero di invii praticamente illimitato.
- CERTEZZA DELL’INVIO: inviando un messaggio di Posta Elettronica Certificata, l’utente ha subito tra le sue mani la certezza dell’invio e la prova dell’avvenuta consegna.
Nuove opportunità di utilizzo per la PEC
È
Salvatore Nappi che va avanti in questa disamina della PEC analizzando il periodo del lockdown dei primi mesi del 2020, che ha sancito in modo definitivo come il sistema dell’information technology e dei servizi digitali possa fare la differenza.
In un periodo di privazione e restrizione della libertà, anche di movimento e spostamento, i servizi digitali sono andati ben oltre le tradizionali applicazioni, facendo emergere
nuove opportunità di utilizzo che hanno convolto in modo sempre più pervasivo gran parte della popolazione.
Accanto alle
tradizionali attività di Prefetture, Ministeri, medici e Istituti ai quali la PEC e in generale i servizi digitali hanno consentito di eseguire una mole di lavoro ben superiore rispetto al solito, si è avuta una
generale diffusione e un aumento dell’utilizzo della PEC anche da parte dei privati. Basta pensare, ad esempio, alla presentazione di ricorsi al giudice di pace legati al pagamento delle multe, all’espletamento di operazioni legate alla modifica di contratti di locazione oppure all’invio alle banche di richieste di rinvio dei mutui, il tutto con estrema serenità e senza la necessità di spostarsi dalla propria abitazione.
Un esempio di coopetition efficace: la ricerca IDC
Dopo questa introduzione, che ha reso un quadro chiaro della situazione della PEC nel nostro Paese, la discussione è entrata nel vivo con la
presentazione dei risultati della ricerca commissionata ad IDC da Aruba, Trust Technologies e InfoCert.
La ricerca ha rappresentato una novità nell’ambito dello sviluppo dei Trust Services, sia per le modalità sia per i risultati a cui ha condotto.
Innanzitutto, per la prima volta è stata portata in scena in modo evidente la cooperazione e collaborazione tra i 3 principali player nella scena italiana.
Come ha ben sottolineato Carmine Auletta, Chief Innovation Officer di InfoCert, la partnership tra le 3 realtà che hanno fortemente voluto una
ricerca quantitativa sui vantaggi della PEC è stato un ottimo esempio di
coopetition.
Ed è proprio questo un altro tratto peculiare che ha facilitato lo sviluppo della PEC. Se infatti la concorrenza tra i player è linfa vitale per il mercato e lo sviluppo tecnologico che si pone sempre nuovi obiettivi da raggiungere, è proprio l’aver creato un sistema federato di gestione dei trust services che ne ha in parte decretato il successo.
La cooperazione tra competitor ha fatto sì, infatti, che si formasse un terreno estremamente fertile per lo sviluppo di sistemi tecnologici basati sul digital trust, di cui la PEC rappresenta una pedina fondamentale. Il sistema di fiducia su cui si basa questa cooperazione, infatti, non solo ha creato un sistema in cui ogni gestore può far affidamento sull’altro, ma ha anche permesso la formazione di un fronte comune unito nel contrastare gli attacchi che sempre più frequentemente hanno come oggetto la PEC, garantendo così il mantenimento della sua sicurezza e la diffusione efficace di informazioni utili al suo miglioramento.
Con la ricerca commissionata ad IDC, inoltre, per la prima volta, sono stati
analizzati in modo scientifico, quantitativo e oggettivo, i reali benefici apportati dalla PEC e tradotti in valori numerici misurabili e confrontabili analizzando 4 dimensioni specifiche:
- Riduzione degli spostamenti;
- Riduzione nell’emissione di CO2;
- Eliminazione dei tempi di attesa;
- Liberazione degli spazi d’archivio.
La ricerca quindi ha preso in considerazione solamente i dati oggettivi e misurabili, senza ad esempio entrare nel merito del miglioramento che la PEC ha portato nella vita di cittadini, imprese e Pubbliche Amministrazioni.
Nonostante quindi il principio prudenziale e conservativo adottato, i risultati della ricerca sono comunque degni di nota.
In poco più di un decennio, dal 2008 al 2019, la PEC ha infatti consentito un risparmio economico che ammonta a ben 2 miliardi di euro, cifra destinata a crescere e a sfiorare i 4 miliardi di euro nel 2022.
È possibile leggere un approfondimento e tutti i dettagli relativi alla ricerca all’interno del
nostro articolo dedicato .
Ma, come dicevamo, questi sono solo una parte dei benefici apportati dalla PEC che in ogni caso ha avuto e continua ad avere un forte impatto sul miglioramento dello stile di vita e sulla semplificazione dei processi.
Basta pensare, ad esempio, al
processo civile telematico , grazie al quale gli avvocati possono svolgere dal proprio ufficio o dalla propria abitazione tutta la pratica per avviare e consultare il processo in ambito civile.
In questo caso specifico, ad esempio, è evidente che i benefici apportati dalla PEC vanno ben oltre il risparmio calcolato sulla base delle 4 dimensioni analizzate dalla ricerca ma a questi si aggiungono:
- La garanzia di trasparenza del dato;
- La sicurezza del dato;
- La sua accessibilità.
La diffusione della PEC è ancora destinata a crescere?
Visto l’enorme successo della PEC nell’ultimo decennio, viene quindi da chiedersi se si possa trattare di un settore ormai maturo o se sia destinata ad aumentare ancora la sua diffusione.
In questo caso e in modo unanime, tutti sono concordi nel sostenere che
la PEC ha ancora miriadi di opportunità da esprimere.
Basta partire ad un semplice dato numerico: in Italia i soggetti per i quali sussiste l’obbligo di dotarsi di una casella PEC sono circa 6 milioni. Eppure siamo già oggi proiettati a raggiungere i 12 milioni di caselle attive, segnale inequivocabile che è stato ormai ampiamente superato l’obbligo normativo e che la PEC sta continuando la sua ascesa.
L’aumento dei numeri si avrà proprio tra coloro che non sono soggetti all’obbligo ma semmai tra coloro che hanno riconosciuto il valore della PEC.
In particolare,
la futura diffusione della PEC sarà trainata da 4 aspetti principali:
- La sua semplicità d’uso, che renderà la PEC facilmente accessibile a chiunque.
- L’interoperabilità. La PEC non è uno strumento a sé stante ma è in grado di interagire e cooperare con sistemi diversi. Questo ha portato ad un’intensificazione dell’integrazione della Posta Elettronica Certificata nei progetti di business, tendenza che in questo momento si sta sviluppando nelle aziende più grandi ma che ben presto investirà anche le piccole e medie imprese e che rappresenterà un vero e proprio plus per la loro attività. E non mancano i casi studio per ulteriori tipologie di implementazione, come quello condotto da Aruba, ad esempio, tra l’app IO e la PEC che consentirebbe una più rapida diffusione dei servizi digitali rivolti ai cittadini e quindi di aggiungere valore ai servizi offerti dall’app IO, a beneficio non solo degli utenti ma anche degli enti che erogano i loro servizi dall’app stessa.
- L’entrata in vigore del Domicilio Digitale , argomento proprio in questi giorni al centro dell’attenzione e presente anche all’interno del Decreto Semplificazioni . Inserire la PEC nell’ambito del domicilio digitale significa obbligare la PA a considerare l’indirizzo PEC del cittadino come l’unica modalità di interazione e a ritenere nullo ogni atto notificato con modalità diverse. Il Domicilio Digitale è quindi destinato a dare una nuova forte spinta alla diffusione della PEC e al suo utilizzo, generando certamente ulteriori opportunità di utilizzo, a conferma del fatto che, come afferma Andrea Sassetti, il futuro della PEC è la PEC stessa.
- L’evoluzione della PEC in PEC qualificata. Proprio in questo periodo stanno fervendo i lavori di collaborazione tra AgID e i vari gestori per far diventare la PEC uno standard che oltrepasserà i confini nazionali per estendersi all’Europa, fattore che aumenterà a dismisura il bacino di diffusione di queste strumento. In questo caso è stato fondamentale non solo l’esempio ma anche l’impegno italiano dei gestori nel creare documenti e linee guida chiare che prevedono una standardizzazione a livello europeo priva di punti oscuri o di parti interpretabili. Il valore della PEC europea sarà dato proprio da questo lavoro certosino di definizione dei criteri che garantirà la massima chiarezza e la conseguente assenza di problematiche di interpretazione che avrebbero potuto danneggiare uno degli aspetti fondamentali della PEC e cioè la sua interoperabilità, fattore determinante per l’innovazione.
PEC e sicurezza
L’
applicazione del regolamento eIDAS porterà novità anche nell’ambito della sicurezza, fattore assolutamente rilevante e costantemente monitorato sia da parte dei gestori sia da parte di AgID.
Il regolamento europeo infatti prevedrà l’
identificazione certa anche del mittente e del destinatario del messaggio PEC, andando così ad incrementare il livello di fiducia e sicurezza dei dati trasmessi con questo strumento.
L’argomento sicurezza, tuttavia, è quanto mai attuale quando si parla di PEC, dalla quale non può prescindere e al quale si lavora quotidianamente per mantenere il giusto compromesso con la semplicità d’uso.
Il grande successo della PEC, infatti, l’ha posta inevitabilmente sotto l’occhio degli hacker e sempre più frequentemente si sente parlare di attacchi proprio a discapito della PEC.
Proprio in quest’ambito diventa quindi fondamentale la
collaborazione tra AgID e i gestori di cui abbiamo parlato anche all’inizio dell’articolo.
Se AgID infatti ha il compito di vigilare affinché vengano
rispettati e garantiti i requisiti minimi di protezione , è anche vero che è proprio la collaborazione tra gestori e l’azione a livello di community ad assicurare uno schermo efficace contro eventuali minacce.
L’introduzione del protocollo sicuro TLS 1.2, la moltiplicazione delle piattaforme antivirus, la nuova definizione di estensioni ritenute pericolose non avrebbero avuto l’efficacia dovuta se tutti i gestori non avessero agito in modo sincrono nell’attuazione di questi misure.
Al di là delle azioni di vigilanza svolte da AgID infatti, vengono quotidianamente attuate linee di intervento collaborativo per il mantenimento della sicurezza che hanno permesso, ad esempio, di avere strumenti grazie ai quali tutti i gestori possono comunicare in modo tempestivo i casi sospetti o a istituire un sistema di trasmissione degli indicatori di compromissione in modo sincrono e con un linguaggio condiviso.
Per maggior approfondimenti e per guardare la
versione integrale del talk è possibile consultare
questo link .