I Digital Trust Services sono, da sempre, considerati elementi chiave del processo di digitalizzazione delle imprese. Il motivo? Questi offrono strumenti innovativi per l’agire digitale in ambiti sempre più virtualizzati, con un plus: la garanzia della sicurezza e della compliance normativa. Di fatto, i cosiddetti DTS sono un esempio di come la digital transformation possa fare da volano per attuare una reingegnerizzazione dei processi, in ottica “digital by design”. In diversi progetti di dematerializzazione e digitalizzazione, molto spesso emerge la priorità per le aziende di identificare correttamente gli utenti.
Durante la fase di reingegnerizzazione, il ruolo di un Qualified Trust Services Provider diventa essenziale per approcciare, in maniera corretta, la trasformazione, identificando e suggerendo le soluzioni migliori, anche in termini di benefici e costi, rispetto alle esigenze. Un passo fondamentale visto che, quando si parla di processi di business, la loro trasformazione in ottica “digital” abbraccia più di una trasformazione, implicando un cambiamento all’interno dell’organizzazione, quanto meno da parte del board e della persona che, direttamente, impatta con il cambiamento. Supportare questo percorso, mettendo in circolo il proprio know-how, è fulcro di un business process reengineering di valore.
In un mondo sempre più digitalizzato, la fiducia diviene quindi elemento di differenziazione tra le varie offerte del mercato. Senza questa fiducia, non sarebbero possibili i nuovi modelli gestionali emergenti, come agile, empowerment, decentralizzazione delle decisioni, organizzazione liquida e non si potrebbero stringere relazioni profittevoli con stakeholder esterni che diventano centrali per consolidare, tra le altre, le posizioni in ambito sostenibilità ed ESG. Inoltre, le organizzazioni, da sempre focalizzate su competenze e abilità tecniche e gestionali, hanno adesso bisogno di sviluppare uno stile di gestione basato sul trust, con il corretto supporto da parte delle soluzioni e dei servizi digitali. Come agire?
La figura del Chief Trust Officer
La crescente rilevanza del tema ha spinto l’emergere di figure quali il Chief Trust Officer, con una presenza anche a livello di Board aziendale. Un ruolo a cui delegare e a cui chiedere report periodici sulla “qualità” della fiducia di diversi soggetti che intrattengono rapporti con l’azienda, dai fornitori terzi agli stessi dipendenti, soprattutto in merito alle corrette pratiche di sicurezza digitale.
Si aggiungono poi alcuni dati interessanti: secondo IDC, entro il 2025 il 25% della spesa per i servizi di sicurezza sarà dedicato allo sviluppo e gestione di piani strutturati di Digital Trust. Questo perché, negli ultimi anni, il concetto stesso dei Qualified Trust Services Provider, ossia il fornitore di servizi fiduciari ai quali è stato riconosciuto lo status di certification authority da un organo di governo e vigilanza e che ha ricevuto l’autorizzazione per l’erogazione dei propri servizi Trust, si è evoluto verso un’accezione estesa, che è quella di “partner della trasformazione digitale aziendale”, in modo particolare in ottica di reingegnerizzazione dei processi e in percorsi strategici di modernizzazione applicativa.
Le aziende, ad oggi, non hanno ancora inteso pienamente le potenzialità di un QTSP in tale ottica. La necessità è dunque quella di “trasferire” il valore e il possibile impatto positivo di questa visione, avviando un percorso di valutazione nella fase iniziale di ridisegno dei processi, inserendo il Digital Trust nativamente nelle fasi di reengineering. Una collaborazione decisiva per trasformare l’impresa non solo sulla carta ma tracciando un piano ragionato, che coinvolga tutti gli stakeholder e, in definitiva, il sistema organizzativo nella sua essenza.
Per approfondire i temi presentati in questo articolo: dalla digitalizzazione dei processi, alla ricerca dei talenti, dalle implicazioni lato security ai costi (economici e ambientali) della nuvola,
leggi il paper “Application Modernization (e oltre)”.