Bisogna essere franchi. Pur conoscendo gli enormi benefici dell’adottare soluzioni digitali e strumenti che diano garanzia e accesso a fondamentali orizzonti trasformativi, è risaputo che digitalizzare non è sempre e solo una bella storia, non sempre è a lieto fine e il bicchiere non è sempre solo mezzo pieno, soprattutto quello di chi lavora nei team IT delle imprese che intraprendono il percorso.
Parlando con i
key user, i
project manager, gli
integrator, ovvero tutti coloro che passano la giornata (e a volte anche la nottata) a prendere uno strumento digitale e portarlo in azienda, emergono tutte quelle considerazioni che sono proprie di coloro che si pongono come conoscitori di un mondo nuovo e che cercano di farlo percepire a coloro che ancora vivono nel presente, o alcune volte nel passato.
La cassetta degli attrezzi
Di oneri (e di qualche onore) sono pieni gli zaini di chi traghetta l’impresa nel mondo nuovo e nella dimensione della
competitività attuale e della
garanzia nell’agire virtuale. Soprattutto di tanta pazienza, per fare sì che ciò che ancora non è tangibile possa diventare di uso comune. Non perdere mai la grinta è fondamentale soprattutto quando si tratta di agire sulla cultura aziendale, che a volte può tardare nello stare al passo per raggiungere la visione. Dotarsi di
partner IT affidabili, esperti e
capaci di integrazione, aiuta profondamente sia la progettazione sia la buona riuscita del percorso.
Parlare di realtà
Quando si parla di integrazione della tecnologia digitale, quelli che devono ‘mettere a terra il progetto ’, introdurre nell’uso corrente dell’organizzazione un nuovo strumento o modus operandi, sanno che ci sono molti pro ma anche alcuni contro. Parlare di preoccupazioni e difficoltà, parlare di costi in termini di tempo e di competenze da acquisire, e non solo di investimenti è parte della
storia digitale delle imprese ed è un discorso che ha a che fare con il reale.
Intraprendere il percorso digitale è un po’ come cominciare a correre, per fare bene alla propria salute e alla prova costume, dopo una lunga pausa invernale e una lista fatta di aspettative mirabolanti e ottimismo. Alla luce di tutte le buone intenzioni l’amico esperto, che già fa le maratone, potrà spiegare non solo che servono le scarpe giuste ma anche quali sono le diverse andature da cui partire, per
evitare strappi.
Si è sempre fatto così.
Gli strappi in azienda si incontrano quando si incrociano quelle
consuetudini del ‘si è sempre fatto così’, quelle situazioni che portano a interrompere un progetto dopo averlo intrapreso, perché forse il suo valore potenziale, quello che aveva spinto a cominciare, viene sfocato dalle
comode vecchie abitudini degli utilizzatori, dai costi inaspettati, dagli effort superiori al previsto, che in alcuni casi si sommano alla resistenza di uscire dalla comfort zone dei più, e possono cambiare profondamente, fino a precludere, il risultato finale.
Chi lavora nei team IT delle aziende, chi si occupa di
calare uno strumento digitale nell’impresa, e i player IT, che progettano e distribuiscono Trust Services, o altri strumenti digitali come software o infrastrutture, sanno bene che le proprie soluzioni permetteranno
numerosi vantaggi a seguito di alcuni cambiamenti, ma sanno che per riuscire ci sono delle considerazioni fondamentali, da tenere sempre a mente.
Standard o personalizzazione? Flessibilità!
Prima di partire per un progetto informatico bisogna chiedersi
chi debba modellarsi a chi. "Dobbiamo modellare l'Azienda sul nuovo strumento digitale, oppure adattare lo stesso all’organizzazione esistente in azienda?".
Il tema della personalizzazione è strettamente legato al tema del
budget disponibile. Ma esiste una soluzione alla scelta tra la rigidità e la personalizzazione e riguarda il player con cui si deciderà di avere a che fare.
Una consolidata esperienza di mercato, precedente alla progettazione della soluzione , la capacità di proporre un’offerta estremamente granulare,
flessibile, quindi altamente personalizzabile a prescindere da modifiche ad hoc e sostanziali, la capacità quindi di integrare elementi, non solo proprietari ma anche derivanti dalla disponibilità di partnership consolidate, di cui si ha fiducia, e la
possibilità integrativa alla base della progettazione degli strumenti, possono davvero aiutare a superare lo scoglio della scelta.
Qual è il tempo di adozione?
Riguardo ai tempi di implementazione, sarebbe bello poter fare tutto con estrema
gradualità; in realtà spesso l'unico modo per avviare nuove soluzioni è quello di mettere il pubblico che userà la tecnologia fuori dalla propria abitudine operativa. Si parla comunque di scardinare la comfort zone di un’organizzazione, di proporre l’introduzione di
competenze nuove e di accettare anche possibili iniziali rallentamenti che la trasformazione potrebbe portare con sé per un breve periodo.
Si deve cercare il più possibile di agire secondo un
criterio di trasformazione, non di rivoluzione, e per farlo è fondamentale progettare nell’ottica della facilità d’uso e sapere essere presenti in caso di supporto.
La semplificazione, dopo la trasformazione
Per andare da una città all’altra oggi si usa l’automobile, il treno, l’aereo. Imparare a pilotare uno qualsiasi di questi veicoli, anche solo renderli democraticamente accessibili a un vasto pubblico ha comportato del tempo. Ma al termine del tempo speso, dell’impegno di qualcuno, del volere portare un cambiamento, è indubbio come la mobilità sia risultata drasticamente semplificata, e possibile finalmente. Ed è indubbio, come una volta giunti alla semplificazione, i benefici siano stati numerosi e importanti per chiunque abbia avuto accesso al servizio, segnando una netta distinzione anche in termini di possibilità innovative rispetto al passato, di mondo accessibile e vantaggi competitivi.
Il mondo sta diventando via via più complesso. Bisogna spiegare che il livello diverrà più articolato ancora e che quindi ci sarà bisogno di personale più preparato, di partner più affidabili, di strumenti adatti al mondo in divenire, di garanzie nuove e rispondenti alle normative nazionali e transnazionali. Necessariamente si dovrà affrontare un livello di complessità maggiore e l'azienda potrà e dovrà essere contaminata da salti qualitativi e culturali. È questa forse la risposta più forte che può arrivare a spingere la governance a intraprendere il percorso digitale.
La semplificazione non si misura soltanto sugli effetti nel presente ma sulla riduzione di complessità che va progettata oggi per il domani, in un mondo che richiede velocità e condivisione.
L’integrazione, un driver della trasformazione digitale
Le soluzioni digitali aiutano, ma solo se si è disposti a dedicare tempo, ragionamento, coraggio e attività indirette. Il digitale porta alla valorizzazione dell’impresa. È questo il vero motore che spinge alla partenza.
Ma nella trasformazione digitale è necessario salvaguardare alcune variabili come l’accesso, la facilità d’uso, la possibilità di dotarsi di un ecosistema tecnologico fatto da più player tra i quali scegliere liberamente, scalabile, modificabile all’occorrenza e soprattutto compliant alle normative e garantista. Per questo uno dei primi aspetti da considerare è la capacità di integrazione, sia del player che delle soluzioni che si adotteranno. Il paper ‘
L’integrazione, nelle tecnologie digitali’ descrive bene come scegliere strumenti integrabili equivalga a
influenzare positivamente gli aspetti organizzativi e ancora più a fondo strategici di un’impresa e favorire il successo dell’adozione digitale.