All’interno di un sistema fiscale sempre più complesso a livello burocratico – del resto l’Italia è nota per questa sua caratteristica– il
regime forfettario è emerso negli ultimi anni tanto per i
suoi vantaggi economici, quanto per la
semplificazione che comporta per coloro che vi aderiscono. L’idea di semplificare il fisco è tanto antica quanto da sempre disattesa, ma entro i paletti del regime forfettario qualcosa di nuovo sta emergendo: meno burocrazia, meno pratiche, minori margini di rischio, costi minori di gestione.
“Semplificare” non è soltanto un modo per ridurre ostacoli di un sistema da azzeccagarbugli, ma è anche la strada maestra per inseguire quel “fisco amico” di cui il nostro Paese avrebbe tanto bisogno: scegliere il regime forfettario è per molti versi il primo vero passo verso questo modo di intendere il proprio rapporto con il Fisco: uno SPID, una PEC, una firma elettronica e un
sistema di fatturazione elettronica sono gli strumenti del digitale che aprono la strada a un nuovo modo di lavorare e creano i presupposti tecnici per sfruttare le facilitazioni poste in essere.
Regime forfettario: i vantaggi
Sono molti i vantaggi per chi aderisce al regime forfettario, tra gli altri, occorre metterne in evidenza 5, dato che sono trainanti nella scelta di questo tipo di opzione:
La semplificazione degli adempimenti fiscali e contabili
Analizzando i punti seguenti sarà chiaro come la semplificazione sia un punto fermo del regime forfettario: un fine e un mezzo al tempo stesso. La semplificazione degli adempimenti fiscali e contabili, come la non tenuta e non conservazione dei registri e di alcuni documenti previsti ai fini Iva, l’esclusione dall’ambito di applicazione della ritenuta sui ricavi e compensi, il non operare la ritenuta alla fonte sul servizio ricevuto e l’esonero dagli obblighi di registrazione e tenuta delle scritture contabili, fermo restando l’obbligo di tenere e conservare i registri previsti da disposizioni diverse da quelle tributarie rappresenta un forte alleggerimento per tutti quei piccoli professionisti/piccole imprese per i quali il carico burocratico è spesso eccessivamente pesante sotto ogni punto di vista. Non doversi appoggiare a servizi esterni, non dover perdere tempo e non dover occupare troppa energia negli obblighi fiscali restituisce spazio e concentrazione alla propria attività.
La tassazione ridotta
L’aliquota dell’imposta sostitutiva è pari al 15% (più bassa di ogni scaglione tradizionale) e per i primi cinque anni di attività è ridotta al 5%. Inoltre, artigiani e commercianti, in alcuni casi, hanno addirittura la possibilità di accedere facoltativamente a un regime previdenziale di favore, che ridurrebbe ulteriormente il carico fiscale. Se ci si aggiunge l’esclusione dall’IRAP, il quadro dei vantaggi fiscali è completo e decisamente ampio, determinando la possibilità di aumentare i margini di guadagno sulla propria attività – anche soprattutto quando la propria partita IVA è in fase di startup. Da non sottovalutare, infine, l’esclusione dalla ritenuta d’acconto: ciò significa poter godere di maggior liquidità, evitando di andare in sofferenza nel contesto di un giro d’affari che per sua definizione è limitato.
La gestione dell’IVA
L’IVA non viene addebitata in fattura ai clienti, creando così un vantaggio concorrenziale sul mercato B2C, e si è esonerati dagli obblighi di liquidazione e versamento: anche in questo caso il vantaggio è duplice, poiché la semplificazione fiscale si riflette anche nella possibilità di non aggiungere una specifica percentuale di costo in capo alla clientela. La riduzione delle pratiche e della contabilità correlate implica, inoltre, ancora una volta un costo di gestione inferiore, a grosso vantaggio della sostenibilità complessiva delle piccole attività. E della sua competitività.
L’esclusione dagli indici sintetici di affidabilità (i.e. ISA)
I professionisti/le piccole imprese che aderiscono al forfettario sono esclusi dagli Indici Sintetici di Affidabilità (ISA), ossia lo strumento che di fatto ha ereditato la funzione degli studi di settore. Quella che è una semplificazione per il professionista, infatti, lo è anche per lo Stato e per questo motivo il rapporto viene costruito su basi nuove e differenti. Questa esclusione significa qualcosa di più di un semplice orpello in meno da gestire: è sintomo di un nuovo modo di rapportarsi con l’Agenzia delle Entrate, basando su nuovi principi gli adempimenti e i controlli correlati.
La gestione di fatture e contabilità
I professionisti/le piccole imprese che aderiscono al forfettario sono esonerati dalla registrazione delle fatture emesse, ricevute e dei corrispettivi, ma sono tenuti a numerare e conservare le fatture di acquisto e delle bollette doganali, alla certificazione dei corrispettivi e a integrare le fatture per le operazioni di cui risultano debitori di imposta con l’indicazione dell’aliquota e della relativa imposta, da versare entro il giorno 16 del mese successivo a quello di effettuazione delle operazioni, senza diritto alla detrazione dell’imposta relativa.
Fatturazione elettronica obbligatoria per i forfettari: come fare
A fronte di tutti questi vantaggi, v’è però un obbligo che a partire dal 2024 sarà imposto a tutti i forfettari: l’
emissione di fattura elettronica. Il passaggio a questo nuovo standard non sarà complesso, tuttavia, per chiunque si affiderà a strumenti semplici e convenienti come la
Fatturazione Elettronica di Aruba: un servizio specifico è stato dedicato a quanti operano in regime forfettario, semplificandone le operazioni e riducendo di molto i costi della gestione.
Tramite un unico pannello è possibile gestire tutte le proprie fatture, le anagrafiche correlate e ogni possibile errore possa essere stato commesso. Con soli 25 €/anno + IVA (1 € + IVA per i primi 3 mesi) il problema è risolto, poiché a ogni adempimento necessario ci pensa un sistema in cloud calibrato specificatamente su un regime fiscale che vuole mettere sempre e comunque la facilità al primo posto.
350 mila utenti in regime forfettario utilizzano già oggi la Fatturazione Elettronica di Aruba: tutti coloro che avessero fino ad oggi approfittato delle deroghe disponibili, dovranno muoversi entro fine anno per mettersi in regola con gli adempimenti necessari a partire dal 1° gennaio 2024.