Diversamente dal classico banner, la pubblicità nativa non ha il classico aspetto delle inserzioni a pagamento, ma si integra perfettamente nelle pagine in cui è posizionata (ad esempio feed dei social media, contenuti consigliati sotto articoli o pubblicazioni online).
Con i contenuti prodotti in modalità native advertising infatti le pubblicità diventano discrete, non invasive e utili per gli utenti. Gli annunci infatti sono del tutto inseriti nell’esperienza di navigazione degli utenti, tanto che un occhio meno esperto non sempre si rende conto di trovarsi di fronte a un contenuto pubblicitario sponsorizzato.
Perché scegliere il native advertising
In genere chi si occupa di advertising online si scontra con due principali problemi.
Il primo è l‘uso di applicazioni (Ad blocker) che bloccano gli annunci. Troppo spesso infatti gli utenti si sentono disturbati nella fruizione di un contenuto online a causa dell’improvvisa comparsa di banner o video che interrompono la lettura. A tal proposito sono sempre di più le persone che evitano attivamente le ads bloccandole con apposite app sul proprio browser.
Il secondo problema è un fenomeno chiamato
banner blindness (cecità nei confronti dei banner), un processo cognitivo di difesa del cervello da un carico eccessivo di informazioni. Secondo questo fenomeno gli utenti tendono a ignorare tutto quello che percepiscono come pubblicità sul web.
Il native advertising presentandosi come un contenuto di valore per l’utente riesce a superare entrambi i problemi. La pubblicità nativa infatti ha meno possibilità di essere bloccata dagli
Ad blocker ed essendo integrata nell’esperienza di navigazione degli utenti, difficilmente viene valutata a primo impatto come contenuto pubblicitario, escludendo di fatto il fenomeno della banner blindness.
Inoltre è stato stimato che questa modalità di approccio al contenuto aumenta le conversioni poiché favorisce un’interazione più immediata e aumenta la percezione, la
fiducia e il ricordo di un brand nelle campagne con obiettivi di branding.
Ricapitolando la pubblicità nativa:
- ha un formato più discreto e di conseguenza viene percepita come meno fastidiosa dagli utenti;
- non viene bloccata dagli Ad blocker;
- posizionandosi all’interno del contenuto stesso supera la banner blindness;
- aumenta le conversioni;
- migliora le campagne di branding;
- è ottimizzata per tutti i dispositivi.
Come si fa native advertising
I fattori determinanti per una campagna di native advertising efficace sono:
- scelta del giusto formato in base alle caratteristiche del pubblico a cui si vuol fare arrivare il messaggio;
- creazione di una campagna omnichannel in modo che sia fruibile da tutti i tipi di device elettronici e in modo da raggiungere il più alto numero di potenziali clienti;
- conoscenza accurata del contesto in cui il messaggio viene inserito, infatti la pubblicità nativa deve essere perfettamente inserita all’interno del contenuto, quindi deve esserci coerenza nello stile comunicativo.
Formati di native advertising
La scelta del formato di una campagna di native advertising deve essere fatta in base agli obiettivi e al pubblico di riferimento:
- sponsorizzate sui social, probabilmente la tipologia di pubblicità nativa più utilizzata. Si tratta di contenuti sponsorizzati che compaiono nei feed come i classici post, ma sotto il nome profilo c’è appunto la scritta “sponsorizzato”;
- collaborazione con influencer per la pubblicazione di contenuti sponsorizzati;
- widget di raccomandazione sulle pubblicazioni online, graficamente in linea con la pagina dove sono presenti, ma contengono la dicitura “sponsorizzato” o “post a pagamento”;
- contenuto editoriale sponsorizzato in cui il prodotto (pertinente con il contenuto) viene inserito e descritto all’interno di un articolo online;
- inserzioni sponsorizzate in serp, ad esempio le Google ads identiche agli snippet, ma che presentano la dicitura “annuncio”.