Tra i suoi vari “effetti collaterali”, la straordinaria e incessante crescita dell’
e-commerce ha avuto anche quello di offrire a chiunque l’opportunità di avviare subito il proprio business, anche senza particolari competenze tecnologiche e commerciali.
Il mercato offre varie possibilità per
aprire un negozio online ma, tra tutte, quella che si rivela più rapida e profittevole è il
dropshipping, crasi anglosassone che fonde i concetti di
drop, abbandonare, e shipping, spedizione.
Il suo grande vantaggio risiede nella possibilità di omettere ciò che in un ecosistema e-commerce porta con sé le maggiori complicanze: la gestione - e i relativi costi - del
magazzino e le procedure logistiche ad essa correlate.
Parliamo, quindi, del poter
bypassare investimenti importanti, soprattutto per chi non costruisce il suo
store online come emanazione di un negozio fisico.
Dropshipping: in che cosa consiste e perché può funzionare
Con il
dropshipping la merce in vendita è immagazzinata e spedita direttamente dal fornitore all’ingrosso con il quale si stabilisce una partnership commerciale, mentre al titolare del negozio online spetta il compito della
rivendita. Ogni ordine effettuato viene, infatti, girato al grossista che provvederà a imballarlo e spedirlo direttamente al cliente.
Un’economia per certi versi perfetta, che non prevede i costi vivi più rilevanti di un’attività commerciale, ma che, tuttavia, per funzionare, comporta investimenti e competenze su un altro fronte: il
posizionamento dell’e-commerce su motori di ricerca e social network e tutte le operazioni che hanno a che fare con il
customer journey, il “viaggio” che inizia dal l
ead, il contatto, e che si conclude con la transazione che completa l’acquisto.
All’esborso necessario per curare la propria presenza online attraverso le attività di
digital marketing bisognerà poi aggiungere i costi che riguardano
lo start-up del negozio. La buona notizia è che oggi sono ridotti al minimo grazie ai servizi di creazione siti offerti da tutti
gli Internet Service Provider, come pure da una delle piattaforme
CMS (Content Management System) specifiche per l’e-commerce passando per
gli add-on e i plug-in che i più diffusi editor tradizionali mettono a disposizione dei potenziali imprenditori digitali.
La semplicità con cui è possibile dare forma a un
e-commerce in dropshipping oggi ha come prima conseguenza il proliferare i siti di questo genere che, in aggiunta agli online store tradizionali, stanno dipingendo un quadro sempre più concorrenziale, con il seguente assottigliamento dei margini di profitto.
Social selling: il canale che mancava
Inizialmente, con
social selling (o
social shopping), si intendeva quell’insieme delle tecniche e delle strategie di marketing e advertising digitale in grado di sfruttare i social media, dalla
lead generation alla vendita. Oggi, la locuzione ha ampliato il suo orizzonte semantico, andando a indicare la vera e propria
vendita di prodotti e servizi all’interno delle piattaforme social. Iniziare a vendere sui social media è un’enorme opportunità per trovare nuovi clienti sulle piattaforme che utilizzano già ogni giorno.
Anche le statistiche testimoniano che la crescita di questa porzione dell’e-commerce passerà dai mille miliardi di dollari nel 2022 ai tremila del 2026.
In fondo, non c’è motivo di stupirsi, dal momento che proprio sui social i potenziali acquirenti trascorrono la maggior parte del proprio tempo online: più di 2 ore al giorno, dicono le più recenti indagini globali.
Perché vendere sui social può essere un’idea vincente
I social, del resto, sembrano fatti apposta per diventare un
marketplace globale, soprattutto per via delle possibilità di
segmentazione del pubblico che riescono a offrire e per la precisione con cui permettono di studiare i comportamenti abituali e interattivi degli utenti, permettendo di ricavare informazioni preziosissime per migliorare le loro esperienze di acquisto.
Altrettanto vantaggioso è il fatto che chi ha già effettuato l’acquisto di prodotti o servizi sui social si presta a diventare, a sua volta,
una risorsa commerciale, nella veste di
ambassador che potrà testimoniarne la bontà nei confronti dell’audience generale.
In questo modo, si avrà anche un risparmio negli investimenti da allocare alla promozione, che - per inciso - sui social hanno entità economiche già piuttosto contenute rispetto ad altri canali omologhi.
Altro elemento di cruciale importanza è la definizione e l’individuazione delle
piattaforme social più adatte alla tipologia dell’offerta. Che si tratti di Facebook, Instagram, TikTok, LinkedIn o YouTube, il social giusto non esiste. Vale, piuttosto, la pena di parlare del media più adatto alle proprie esigenze.
Dopo una fase di autoanalisi, durante la quale le varie piattaforme saranno state accuratamente esaminate, si potrà passare a individuare le tecniche migliori per accrescere la visibilità degli articoli in vendita sfruttando le peculiarità dei diversi algoritmi e delle varie funzionalità offerte.
Per esempio, in un caso risulterà più redditizio aprire uno shop direttamente nella piattaforma, in un altro potrebbe essere più utile sfruttare le potenzialità del
live shopping e della sincronizzazione del proprio catalogo con la social media app.