Non è un segreto che la tecnologia cloud abbia fatto miracoli per il settore dell’IT. Meno spesso si è parlato di come questa innovazione abbia rappresentato anche uno switch essenziale per le aziende verso processi e flussi più responsabili, dal punto di vista ambientale. Non è un caso se sostenibilità del cloud e green IT siano termini all’ordine del giorno, ovunque. Una recente ricerca di Gartner spiega che utilizzare la tecnologia cloud significa sfruttare i servizi sulla nuvola per ottenere quanti più benefici sostenibili possibili in ambito economico, ambientale e sociale.
Per
Gartner entro il 2025 il grado di emissioni di carbonio dei fornitori di servizi cloud sarà uno dei tre criteri principali per la scelta di questo o quel provider. Ed è il motivo per cui lo sguardo è sempre più rivolto al raggiungimento degli obiettivi di carbon neutral nel più breve tempo possibile, senza rinunciare alle innovazioni della tecnologia.
In questo contesto, una delle sfide maggiormente sentite è quella relativa alla gestione finanziaria e all’ottimizzazione dei costi generati dalla nuvola, su cui le aziende stanno ancora muovendo i primi passi. Si parla allora di FinOps come di uno scenario complesso, secondo cui l’ottimizzazione dei costi del cloud procede, di pari passo, con l’evoluzione della tecnologia in uso.
Le varie fasi dell’implementazione
L'aspetto fondamentale del
FinOps è disporre dei dati necessari per prevedere quanto costeranno le risorse cloud. Gli specialisti non possono prendere decisioni sensate sull'approvvigionamento del cloud se non dispongono di informazioni sul costo di un'istanza
VM o di una funzione serverless. Fortunatamente, i fornitori di servizi offrono calcolatori dei costi e strumenti di previsione, facilitando il raggiungimento di questo livello di maturità.
Pratiche FinOps leggermente più avanzate consentono alle aziende non solo di prevedere i costi ma anche di gestire gli storni di addebito in modo da poter capire quali parti dell'organizzazione stanno spendendo quali importi nel cloud. Per fare ciò è necessario raccogliere i dati di monitoraggio dei costi del cloud in modo granulare, per allocarli alle diverse unità aziendali. Raggiungere questo livello di maturità è abbastanza facile fintanto si monitora la spesa e si conoscono le divisioni che accedono alla tecnologia.
Una volta che le aziende hanno ottenuto la visibilità della loro spesa per il cloud, possono passare alla fase successiva del FinOps che consiste nell'identificare e agire in base alle opportunità di ottimizzazione. Questo è un livello più avanzato di maturità perché richiede la capacità di valutare molte variabili, ad esempio quali configurazioni del carico di lavoro sono disponibili sui servizi cloud che si stanno utilizzando, quali servizi si potrebbero potenzialmente aggiungere e quali i requisiti di affidabilità da migliorare. L'analisi efficiente di questi dati, al fine di fornire informazioni sui costi fruibili e in tempo reale, richiede un'analisi predittiva automatizzata. Una volta raggiunta la terza fase di maturità di FinOps, si ha un controllo abbastanza forte sulla spesa per il cloud. Ma c'è spazio per ulteriori miglioramenti.
Infine, le pratiche FinOps più mature sono in grado non solo di ottimizzare i costi ma anche di raggiungere altri fini. Ad esempio, un'organizzazione potrebbe utilizzare strumenti e processi FinOps per identificare in che modo la modifica di un tipo di istanza VM ridurrebbe il consumo energetico e supporterebbe gli obiettivi ESG. In definitiva, FinOps vuol dire perseguire un miglioramento continuo che fa della sostenibilità un pillar essenziale. Rendere il cloud un modo per migliorare la produttività e l’impatto del proprio business è una realtà concreta, che va solo attuata e integrata nei propri processi.
Per approfondire i temi presentati in questo articolo: dai costi (economici e ambientali) della nuvola alla digitalizzazione dei processi, dalla ricerca dei talenti alle implicazioni lato security,
leggi il paper “Application Modernization (e oltre)”.