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Quale regime fiscale conviene per e-commerce?

28/06/2023
Quale regime fiscale conviene per e-commerce?
PMIPrivatiProfessionisti
Negli ultimi 10 anni abbiamo assistito a una crescita esponenziale delle vendite online tramite e-commerce, l’Italia è prima in Europa e quarta nel mondo per accelerazione nella corsa allo shopping online nel 2021, con una crescita degli acquisti pari al 78% in più rispetto al 2020. Lo sviluppo di importanti “marketplace” come Amazon, Ebay, Etsy, ha fatto sì che gli utenti finali prendessero sempre più fiducia sugli acquisti online, sostituendoli pian piano nelle loro abitudini giornaliere agli acquisti effettuati presso supermercati, centri commerciali o televendite.

Anche molte attività locali hanno quindi iniziato ad affiancare alla vendita in negozio un proprio sito e-commerce per la vendita degli stessi prodotti in Italia o nel resto del mondo. Lo sviluppo del commercio online ha permesso inoltre a migliaia di imprenditori di poter realizzare delle proprie attività, anche molto profittevoli, abbattendo al minimo i costi di gestione di un locale commerciale, o spese di utenze e personale. “Come aprire un e-commerce” è infatti oggi una chiave ricercatissima su Google da giovani e meno giovani, interessati ad aprire una nuova attività in proprio.

Quale partita IVA per e-commerce?

Aprire un e-commerce in Italia significa però prima di tutto decidere di aprire una posizione fiscale, una partita IVA, sotto forma di ditta individuale o di società (di persone o di capitali). Nella maggior parte dei casi, soprattutto se non si possiede un business già ben strutturato, si opta per l’apertura di una ditta individuale, cioè una partita IVA intestata a proprio nome e cognome, con responsabilità illimitata, ideale per abbattere i costi iniziali di gestione. 
Una ditta individuale può essere aperta in diversi regimi fiscali, e cioè:
  • ditta individuale in regime forfettario;
  • ditta individuale in regime semplificato;
  • ditta individuale in regime ordinario.

Al contrario, quando sono presenti più soci all’interno dello stesso progetto, oppure quando si vuole limitare la responsabilità del proprio business al capitale investito, è necessario aprire una società, a questo punto le scelte ricadono tra:
  • società di persone (SAS, SNC);
  • società di capitali (SRL, SRLS, SPA).

Tutte le società, che siano di persone o di capitali, hanno come unica alternativa quella di aprire una partita IVA in regime semplificato o ordinario, non sarà quindi consentito loro l’accesso al regime forfettario, destinato alle sole ditte individuali.

E-commerce: regime forfettario o regime semplificato?

Ritorniamo quindi alle più comuni ditte individuali, conviene aprire una partita IVA in regime forfettario oppure in regime semplificato? La risposta dipenderà da alcune variabili del business stesso, prima però identifichiamo le differenze tra i due diversi regimi fiscali.
Il regime forfettario rappresenta l’unico regime di vantaggio esistente oggi in Italia, garantisce a tutti coloro che decidono di adottarlo una serie di benefici, tra cui:
  • Tassazione più bassa. Le imposte nel regime forfettario sono infatti pari al 5% per i primi 5 anni, passano poi al 15% dal sesto anno in poi.
  • Esenzione dall’ IVA. Coloro che aderiscono al regime forfettario non applicano l’IVA sulle proprie vendite. Rappresenta un vantaggio importante soprattutto nel caso di vendite verso clienti finali persone fisiche, non titolari di partita IVA.
  • Contabilità semplice. Gli adempimenti burocratici nel regime forfettario sono ridotti al minimo, basti pensare che non è necessaria la registrazione delle fatture, non è presente lo spesometro, neanche gli studi di settore.

D’altra parte il regime forfettario presenta alcuni importanti limiti da rispettare, il più rilevante riguarda il fatturato: non è possibile superare gli incassi annuali di 65.000 euro, pena l’uscita dal regime forfettario il primo gennaio dell’anno successivo.
Altro importante limite è dato dall’impossibilità di poter scaricare gli acquisti effettuati. Nel regime forfettario infatti, i costi scaricabili dal proprio fatturato nelle attività di commercio, come appunto gli e-commerce, sono stati stimati nel 60% dei propri incassi. 
Ciò significa che, ipotizzando ad esempio un incasso annuale pari a 10.000 euro, si stima in modo automatico un utile, imponibile tassabile, di 4.000 euro, cioè il 40% dei propri incassi. La restante parte, cioè il 60% dei propri incassi (nel nostro esempio 6.000 euro) verranno considerati costi forfettari e non subiranno alcuna tassazione.

Il regime semplificato, così come anche il regime ordinario, prevede invece una tassazione IRPEF, una percentuale di tassazione che quindi aumenta in base all’aumento dell’utile prodotto. Dal 2022 gli scaglioni IRPEF sono i seguenti:
  • per utili compresi tra 0 e 15.000 euro la tassazione IRPEF è pari al 23%;
  • per utili compresi tra 15.001 e 28.000 euro la tassazione IRPEF è pari al 25%;
  • per utili compresi tra 28.001 e 50.000 euro la tassazione IRPEF è pari al 35%;
  • per utili superiori a 50.000 euro la tassazione IRPEF è pari al 43%.

Inoltre, il regime semplificato prevede l’applicazione dell’IVA, è soggetto a studi di settore, registrazione delle fatture e pagamento dell’IRAP.
Nonostante tutto ciò, esistono dei casi in cui il regime semplificato o ordinario risulta più conveniente del regime forfettario, soprattutto quando i margini di guadagno applicati sulla vendita dei prodotti sono molto bassi (ad esempio quando il margine di guadagno non supera il 100% del costo di acquisto o produzione del prodotto), oppure quando i costi di produzione, acquisto, spedizione, gestione della sede operativa sono elevati, o comunque superiori alla percentuale di costi forfettari stabilita dallo Stato nel 60% dei propri incassi.

Strumenti necessari per aprire un e-commerce

A prescindere dalla scelta dell’apertura di una ditta individuale in regime forfettario, semplificato o ordinario, oppure dall’apertura di una società di persone o capitali, sarà necessario munirsi di strumenti essenziali per la nascita del proprio e-commerce. Questi strumenti sono:
  • PEC e firma digitale: essenziali per completare tutte le pratiche di apertura della partita IVA, iscrizione in Camera di Commercio, invio della SCIA al comune. Tutte le Pubbliche Amministrazioni, infatti, accetteranno soltanto dei documenti firmati digitalmente, e invieranno ricevute degli stessi alla PEC indicata.
  • Software di fatturazione elettronica: dal 1° gennaio 2019, e dal 1° luglio 2022 anche per i forfettari con un fatturato superiore ai 25.000 euro annui, è entrato in vigore l’obbligo di emissione di fatture elettroniche, chi invece ha un fatturato annuo inferiore sarà obbligato dal 1° gennaio 2024. Sarà quindi necessario munirsi di apposito software di fatturazione e conservazione in formato elettronico delle fatture emesse e di tutti gli acquisti effettuati.


 
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