Come funzionano i ransomware e perché sono così pericolosi
I ransomware sono una delle minacce informatiche più pervasive degli ultimi anni. Si tratta di malware che, una volta penetrati nei sistemi aziendali, cifrano i dati rendendoli inaccessibili e chiedono un riscatto per il loro rilascio. La dinamica è semplice ma devastante: un singolo clic su un allegato malevolo o una vulnerabilità non corretta può paralizzare l’intera operatività di un’organizzazione.
La pericolosità di questi attacchi risiede nella rapidità di diffusione e nel forte impatto sul business. Oltre alla perdita di dati, le aziende subiscono danni economici diretti, interruzioni di servizio, possibili sanzioni regolatorie e gravi ripercussioni reputazionali.
Strategie di prevenzione e protezione
La difesa contro il ransomware non può essere improvvisata. Richiede un approccio multilivello che combini tecnologie, processi e formazione. Un primo pilastro è la
protezione perimetrale ed endpoint, con soluzioni di Endpoint Detection & Response (EDR), che monitorano e gestiscono in tempo reale le minacce sui dispositivi connessi alla rete, e di Managed Detection & Response (MDR), che garantisce protezione avanzata dei server grazie all’intervento diretto di esperti dedicati. Altro elemento fondamentale è la
consapevolezza degli utenti: phishing e ingegneria sociale restano i principali veicoli di infezione. Programmi di formazione continui e simulazioni di attacco aiutano a ridurre la superficie di rischio.
Il ruolo del backup e della segmentazione della rete
Quando si parla di ransomware, backup e segmentazione della rete rappresentano veri fattori di resilienza.
Un
backup regolare, sicuro e verificato consente di ripristinare i dati senza dover cedere al ricatto. È essenziale che le copie siano conservate in ambienti isolati, non raggiungibili dal malware, e che siano periodicamente testate.
La
segmentazione della rete limita la propagazione del ransomware, confinando l’attacco e proteggendo i sistemi critici. Separare ambienti di produzione, sviluppo e test, così come differenziare i livelli di accesso degli utenti, riduce drasticamente i danni potenziali.
Cosa fare in caso di attacco ransomware
Nonostante tutte le precauzioni, nessuna organizzazione può dirsi immune. In caso di compromissione, è importante avere un
piano di risposta agli incidenti già definito.
I primi passi includono:
- isolare immediatamente i sistemi infetti;
- allertare il team di sicurezza e, se necessario, le autorità competenti;
- valutare l’entità del danno e attivare i processi di disaster recovery;
- comunicare in modo trasparente con clienti e partner, per preservare la fiducia.Un intervento tempestivo può contenere l’impatto e accelerare il ritorno alla normalità.
Il dibattito sul pagamento del riscatto: pro e contro
Il pagamento del riscatto rimane un tema controverso. Da un lato, può sembrare la via più rapida per riottenere i dati e riprendere l’operatività. Dall’altro, non vi è alcuna garanzia che gli attaccanti rispettino la promessa e, soprattutto, si alimenta un mercato illecito che continuerà a prosperare.
Le principali linee guida internazionali scoraggiano il pagamento, sottolineando l’importanza di strategie preventive, backup efficaci e partnership con fornitori qualificati. Ogni decisione, tuttavia, deve essere valutata caso per caso, considerando rischi, obblighi legali e impatti sul business.
Il ransomware è una minaccia che richiede consapevolezza, preparazione e tecnologie avanzate. Aruba si propone come partner qualificato per affiancare le aziende nel rafforzare le proprie difese, implementare soluzioni di backup e disaster recovery, e definire piani di cybersecurity su misura.
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